I Bark Psychosis sono la creatura del produttore e ingegnere del suono Graham Sutton, di stanza nell’effervescente Londra di fine anni ’80, all’apice delle innovazioni che i sequencer (e le droghe) stavano infiltrando nei dj-set e negli acid-house party che imperversavano nei magazzini dismessi della periferia industriale. Ma l’elettronica fu solo un abbrivio formale: dopo selvagge oscillazioni di rotta, dal noise più spartano e anfetaminico alle sospensioni rilassate e introspettive della dub, la band era già autrice di piccole gemme nascoste come lo shoegaze rituale di “All Different Things” (1989) e la gentile ballata folk “I Know” (1990), nonché di composizioni ardite come “Scum” (1992), di venti minuti, tutte raccolte sulla compilation “Indipendency”.

Questa mancanza di baricentro contribuirà a farne un fenomeno di culto. Il primo LP, “Hex”, arrivò solo nel 1994, fissando finalmente il punto d’equilibrio a quella biglia impazzita. Sette brani, di circa sette minuti di durata ciascuno: a posteriori, sarà considerato uno dei grandi capolavori del decennio. Il secondo (e ultimo) “///Codename: Dustsucker” (2004) perderà parte di quella magia allucinata (ma non la classe compositiva di Sutton).

Colpevolmente conosciuto in ritardo da chi scrive, l’esordio di questo oscuro progetto britannico ha effettivamente scolpito un tassello miliare nella musica degli anni ’90, tanto da portare il noto critico Simon Reynolds a coniare per l’occasione la fortunata etichetta di “Post-Rock”. Il lento languire di umori notturni, sicuramente debitore delle tavolozze ambient dei Talk Talk, si mischia nel fumo di sperduti jazz-club celati in qualche anfratto metropolitano. Strizzando l’occhio anche alla coeva scena di Bristol, queste labili filigrane vengono infine iniettate di un minimalismo psichedelico che sembra la trasfigurazione dei Pink Floyd in asceti devoti al silenzio.

La risultante è una di quelle rarità che riescono a carpire un odore, un’atmosfera, prima ancora d’uno stato d’animo. Dalle pause ubriache di “Fingerspit” al nevrotico fluire di “Pendulum Man”, il disco scorre via in un sogno crepuscolare, urbano, fragilmente scosso dal romanticismo di cui è intriso il rintocco d’ogni singola nota. Il tappeto sensoriale di “Absent Friend” rimane appiccicato addosso come il ricordo di una notte incantata. L’inconscio si cristallizza nel tempo che fugge.

Ascoltatelo.
Spostate la poltrona vicino ad una finestra da cui contemplare la città che dorme.
Accendete una sigaretta.
Versatevi del whisky.

Finita la sigaretta? Prendetene un’altra, sorseggiate dal bicchiere.
Chiudete gli occhi.
Ripensate al profumo della pelle di quella persona, mentre si girava nel sonno, accanto a voi.
E sognate.

Mi ringrazierete.

Data di pubblicazione: 14 febbraio 1994
Registrato: Vari studi fra Londra, Bath e Brighton (Inghilterra)
Tracce: 7
Lunghezza: 51:11
Etichetta: Circa
Produttori: Bark Psychosis

Tracklist
1. The Loom
2. A Street Scene
3. Absent Friend
4. Big Shot
5. Fingerspit
6. Eyes & Smiles
7. Pendulum Man