Gli estremi. Gli estremi che si allontanano, si cercano, si guardano e si studiano, ma poi finiscono con l’attrarsi, si fondono e diventano materia empatica e dall’altissimo tasso emotivo. Si, perché il disco d’esordio dei Friko, band di Chicago, è l’emblema in musica di come davvero gli estremi possono trovarsi e sublimarsi per consegnarci qualcosa di memorabile.
Niko Kapetan e il batterista Bailey Minzenberger ci mettono il cuore in queste 9 composizioni impregnate di un trasporto, una vulnerabilità e una passione che forse ho sentito a questi livelli solo in “Diary”, l’esordio dei Sunny Day Real Estate. Parlavo prima di estremi, certo, infatti il disco è diviso tra ballate struggenti, frangenti al piano densi di malinconia ed esplosioni indie-emo-rock che sono tanto catartiche e travolgenti quanto foriere di ritornelli memorabili ed esaltanti.
Il contrasto è accentuato non solo da questo alternarsi di partiture musicali che sanno farci letteralmente saltare per la stanza, in preda a un furore travolgente, spinti da chitarre rabbiose e cori altisonanti con momenti più raccolti e intimi, mi verrebbe da dire, ma proprio dal cantato pazzesco di Niko, che sembra stia portando a termine l’ultima cosa della sua vita. C’è una tale emozione nella sua voce sia quando canta al piano sia quando urla a pieni polmoni che il risultato, per noi ascoltatori, è stupefacente. Pelle d’oca costante.
Le esplosioni sonore mi ricordano quelle di band emo o post-hardcore dei primi anni 2000, a tratti mi viene da pensare ai tanti progetti del grande Chris Gray, ma in realtà fermarsi a questo sarebbe anche riduttivo, perché c’è molto indie-rock: provate a sentire la canzone d’apertura, “Where We’ve Been” che pare una jam pazzesca, da brividi, tra i Radiohead di “The Bends” e Bright Eyes. Malinconia a palate e poi ecco l’esplosione, il fiume in piena che esonda come sapeva fare la band di Thom Yorke nel 1994. Da impazzire li, senza fiato.
“For Ella” è come la musica di un carillon, di quelli che ti riportano alla testa mille cose e poi ecco gli archi e i cori…un romanticismo tanto dolce quanto drammatico. Ma subito dopo ecco il colpo in pieno volto di “Chemical”, a testa bassa, con suoni stridenti e potenti, mentre Niko ci urla addosso. Eccoli qui i contrasti, nel sound e anche nella scaletta: noi non sappiamo cosa aspettarci, brano dopo brano.
Si può starsene zitti su “Get Numb To It!”? Non sia mai, quasi euforica nel suo incedere…euforica ed epica, come se gli Arcade Fire fossero in un trip esaltante e sbarazzino.
La chiusura, delicatissima, è con “Cardinal” che sfodera arpeggi e voce, quasi a cullarci con amorevolezza, prima che un violino faccia capolino e il disco si chiuda come un bellissimo sogno. E’ tempo di riaprire gli occhi, è tempo di sentire il cuore che batte più forte…il potere della musica e di un disco sublime…
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