Ma quanto bene gli si vuole ai tedeschi The BV’s?
Da sempre fautori di un indie-pop agrodolce e malinconico, ma nello stesso tempo anche accattivante e ben a conoscenza delle migliori dinamiche jangle-pop, i nostri tedeschi preferiti è da un bel po’ che bazzicano la scena indie, avendo pubblicato tra l’altro per un sacco di etichette a noi molto care.
Ora l’abbinata Kleine Untergrund Schallplatten e Shelflife Records distribuisce il terzo lavoro, “Taking pictures of taking pictures”, che ovviamente non poteva non finire sui nostri radar, anche perché i singoli ci erano piaciuti moltissimo.
Il quartetto tedesco gioca benissimo le sue carte e s’impegna al massimo per rendere la partita variegata e invitante. Questo perché nel loro DNA non c’è solo il guitar-pop scintillante e accattivante, no, anzi, lo sguardo sa farsi introspettivo e oscuro, a tratti, profondamente malinconico e, proprio nei momenti più briosi, spartano e minimale, senza che la piena euforia possa mai prendere il controllo (non so a voi, ma a me tutto questo fa venire in mente la Sarah Records, e qui di riferimenti alla Sarah e a certi suoi gruppi storici ne sentirete eccome!). Sentite ad esempio canzoni come “I Can’t Stand the Rain” o “Sundays”: se ne potevano tirar fuori cavalcate travolgenti e invece la band si muove sempre su binari spartani, misurati, andando all’osso della melodia. Forse è proprio “Clipping”, posta in apertura, che sembra farci propendere per un disco più brioso e ricco nei suoni, anche se a me la canzone, in realtà, sembra dare un primo segnale di quanto i Cure siano importanti per i The BV’s (“Warp”). In fatto di minimalismo anche “Breakdown” sa il fatto suo, con il fantasma dei fratelli Reid a dare la benedizione o forse più quello di Lou Reed a dire il vero.
Parlavamo di momenti più riflessivi e malinconici. Come definire altrimenti la struggente title track o l’avvolgente “Blue/Golden Sunshine”? Anche “Kleber” si muove su ritmi bassi, con un oscuro carico di malinconia che grava su di noi, anche se il climax sonoro è davvero coinvolgente nel suo epico crescendo.
Il disco si chiude con “d../”, strumentale che guarda al krautrock e al motorik, in una specie di jam che lascia prevalere il ritmo su tutto, invitandoci a lasciarci coinvolgere in un viaggio ritmico.
Lo avrete capito, per noi anche il terzo disco dei The BV’s è da promuovere in pieno.
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