Post-punk tiratissimo e cinetico. Post-punk da ascoltare tutto d’un fiato. Non foss’altro che per il richiamo – evocativo – ad un immaginario confortante, scanzonato, godibilissimo, ma non per questo privo di originalità. Anzi. “Souvenir”, il nuovo disco degli Omni, giunti sin qui alla loro quarta fatica discografica, è un album che si muove attraverso delle coordinate già (ben) rodate in passato con l’aggiunta, però, di alcuni espedienti stilistici che rendono il disco della band di Atlanta un’opera di tutto rispetto.
Certo, le “chitarrine” di Frankie Broyles sono sempre lì, a dirci di come la linea musicale sposata dai Nostri nel precedente “Networker” sia rimasta pressoché invariata. “Exacto”, per esempio, apre le danze esattamente (il gioco di parole non è voluto) come vi sareste aspettati dall’opener di un nuovo disco degli Omni: con la voce sgraziata di Phllip Frobos che canta tra il serio e il faceto di “foto da far scattare a qualcuno” pur di farsi ricordare. Il tutto, ovviamente, condito da un ritornello che gira intorno alle sopraccitate linee di chitarra disegnate (egregiamente) dal buon Broyles.
“Plastic Pyramid”, invece, è puro pop-rock dal sapore eighties in cui Frobos si avvale del featuring di Izzy Glaudini, già cantante della band psych-rock, Automatic. Un ottimo connubio. Se non si fosse ancora capito, all’interno di “Souvenir” risulta piuttosto facile ritrovare delle sonorità che accontentino un po’ i gusti (da facile presa) degli ascoltatori medi del cosiddetto “universo mainstream”.
Il che, naturalmente, non dev’essere letto per forza come un difetto o un dato prettamente negativo. Almeno non per ciò che concerne la totalità dei brani. Sì. Perché nel superlativo (ed un po’ folle) giro di basso di “Granite Kiss” vi è tutta l’essenza della formazione americana: ovvero, un incedere scanzonato, un refrain appiccicoso ed una melodia dal retrogusto vintage. “Verdict”, invece, è una contagiosissima up-tempo dove emerge in maniera piuttosto netta l’ottimo lavoro compiuto in fase di produzione da Kristofer Sampson.
Anche la batteria di Chris Yonker – divenuto oramai un membro degli Omni a tempo pieno – riesce a spiccare in più di un’occasione (leggere alla voce “INTL Waters”). Il momento più “alto” dell’album, però, viene raggiunto nella penultima traccia del lotto. “To Be Rude”, infatti, è un brano in cui tutto gira alla perfezione e dove basso, batteria e chitarra si muovono quasi all’unisono donando al pezzo in questione un’incisività regale difficile da riscontrare negli altri titoli presenti in “Souvenir”.
Il quarto disco di Frobos e soci, dunque, è una raccolta di motivetti catchy e di riff un po’ (troppo) “telefonati” per riuscire a sorprendere in maniera netta o, quantomeno, spiazzante, chi ascolta. Ciò detto, “Souvenir” è un lavoro decisamente solido, ben suonato e con un buon numero di pezzi sufficientemente validi che permettono agli Omni di distinguersi in ciò che gli riesce meglio: un post-punk frivolo, divertente, senza troppe pretese e dannatamente affascinante.
Ad avercene.