Casey Chandler, aka Galapaghost, è un artista vero, poliedrico, di quelli che comunicano col mondo attraverso la bellezza ancestrale delle proprie opere che sono spesso intrise di una sensibilità atavica e dannatamente disarmante.
Galapaghost è uno dei nomi più interessanti della scena alternativa internazionale. In passato, tra le altre cose, ha composto delle colonne sonore per “Il Ragazzo Invisibile” di Gabriele Salvatores, “Una Relazione” di Stefano Sardo, oltre ad aver contribuito alla promozione della serie Netflix “Tredici”, e ad aver creato la soundtrack per la campagna pubblicitaria di “Quiksilver” con il celebre snowboarder Travis Rice.
“Peach Fuzz“, invece, è il titolo dell’ultimo EP pubblicato dal cantautore americano e di cui ci siamo occupati poche settimane or sono. Un vera e propria autobiografia fatta musica. Già, perché nei cinque brani che compongono la tracklist del sorpaccitato disco ritroviamo un’intensità creativa e compositiva davvero fuori dal comune. Basti pensare alla bellissima title-track o ad un pezzo dannatamente evocativo come “What A Life”. Abbiamo così deciso di fare una chiacchierata con Casey, provando ad esplorare ancor di più il suo universo creativo.
Ciao Casey! E’ un piacere chiacchierare con te. A tal proposito, vorrei iniziare subito con una domanda da un milione di dollari: qual è a parer tuo il sentimento principale che permea il tuo ultimo EP, “Peach Fuzz”?
Ciao Francesco e grazie, è un piacere parlare con te! Direi che amore ed empatia sono i sentimenti principali che permeano “Peach Fuzz” con una aggiunta di un forte senso di innocenza.
Te l’ho chiesto perché, personalmente, mi fa pensare ad una sorta di poetica malinconia…
Certamente, nell’album si percepisce una certa malinconia perché, in fondo, perdere l’innocenza è una tappa inevitabile, non è vero? La felicità pura e assoluta non può durare in eterno, né dovrebbe. La vita è dolorosa a volte, ma è una parte essenziale dell’esperienza umana. Ho voluto esplorare tutti quei primi intensi sentimenti che sperimentiamo nella vita, dall’innamorarsi al
trovare un’amicizia vera e pura, e l’impatto che una sola persona può avere sulla nostra esistenza, mantenendo però un approccio sincero. Nella mia vita ho commesso errori in alcune relazioni e volevo assumermi la responsabilità di quegli errori. Posso essere molto, molto severo con me stesso e registrare questo EP mi ha davvero aiutato a perdonarmi per alcune cose fatte.
In passato hai collaborato per la realizzazione di parecchie colonne sonore, sia per il mondo delle serie televisive che, soprattutto, per quello del Cinema. Ne sei anche un appassionato?
Sono appassionato di Cinema e mi affascina l’interazione tra film e arte visiva. Credo che un buon abbinamento possa generare una sinergia veramente coinvolgente. Mi piacerebbe lavorare con più registi per creare altre colonne sonore perché è un aspetto che mi intressa particolarmente. Specialmente il poter condividere un’unica visione.
Come accennavi anche tu poc’anzi, alcune delle canzoni contenute in “Peach Fuzz” posseggono ben più di un richiamo ad un immaginario autobiografico, personale, quanto c’è della tua vita quotidiana al loro interno?
Inserisco sempre elementi significativi della mia vita nelle mie canzoni, e ‘Peach Fuzz’ non fa eccezione. L’ispirazione principale proviene da mia moglie, Elisa, e dal mio migliore amico, Jasper. La canzone ‘What A Life’ è dedicata a Elisa che è stata anche una grande fonte di ispirazione per ‘Trapeze’, motivo per cui credo che il video musicale che lei ha realizzato con l’uso dell’intelligenza artificiale, abbia perfettamente catturato l’essenza del brano. La traccia ‘Peach Fuzz’ è stata ispirata dagli inizi di quella che è un’amicizia che dura da una vita con Jasper. Una volta finita, gli ho inviato la canzone e gli ho chiesto se volesse mandarmi uno dei suoi lavori per la copertina, rimanendo sbalordito dal risultato. Era perfetta!
“Saccharine Machine”, invece, è il mio brano preferito. Ritengo, infatti, che sia uno dei brani che descriva meglio il mood dell’album. Sei d’accordo?
Fantastico! È stato molto divertente registrarla e allo stesso tempo una sfida importante poiché basata su un tempo di 7/8. Credo che tu abbia colto nel segno. A dire il vero, non mi sono mai soffermato sul significato generale dell’album, ma penso che sia quasi un inno all’assurdità della vita. Parla del trovare la bellezza nel mezzo del caos. Non credo che si debba prendere la vita troppo sul serio, ma allo stesso tempo non si dovrebbe trattarla come uno scherzo. Mi ha sempre colpito molto la frase di Anthony Bourdain: “Il tuo corpo non è un tempio, è un luna park. Goditi il giro.”
Come descriveresti la tua musica a chi ancora non ha avuto modo di approfondirla?
È difficile rispondere perché salto spesso da un tipo di musica all’altro. Dal folk all’elettronica, passando per il rock e probabilmente altri ancora. Non mi piace seguire una formula o impormi delle regole quando scrivo, quindi prendo ispirazione da molti generi.
Ringraziandoti per la chiacchierata, colgo l’occasione per chiederti sei hai dei nuovii progetti in cantiere…
Scrivo sempre e le nuove tracce a cui sto lavorando sono MOLTO diverse dalle canzoni di ‘Peach Fuzz’. Sono decisamente più sperimentali e includono elementi di hip-hop, un genere di musica che ho sempre desiderato esplorare. Molto probabilmente pubblicherò un nuovo singolo in aprile. Grazie a voi Indie For Bunnies! Vi seguo da una vita, praticamente da quando avete intervistato Tim dei Midlake nel 2006!