Passa anche da Brescia, esattamente al Gran Teatro Morato, Loreena McKennitt, che dopo anni di assenza dai palchi europei, torna in concerto, non per presentare materiale nuovo, altresì per celebrare uno dei suoi lavori più significativi, quel “The Visit” uscito proprio nel 1992, sicuramente il disco più importante della cantautrice canadese.
Il “The Visit Revisited” tour porta, appunto, l’intera tracklist nella dimensione live, insieme ad altre perle di repertorio.
Teatro Morato che è sempre un bel posto dove presentare un certo percorso, e in questo caso scatta un’affinità ancora più approfondita, vista la ricerca sonora della McKennitt e il suo inconfondibile approccio vocale, che di per sé la rende unica nel panorama mondiale, quantomeno molto riconoscibile.
Teatro Morato che è un bel colpo d’occhio, c’è il tutto esaurito e un rumoroso pubblico delle grandi occasioni, che arriva da ogni dove per la prima delle due date italiane e per accogliere al meglio una delle signore della canzone internazionale, un’artista che in Italia ha sempre avuto tanto affetto e considerazione.
Dopo decadi di onorata carriera, come detto sopra, un inconfondibile approccio alla materia, le sue origini irlandesi che l’hanno indottrinata al fine di portare reminiscenze celtiche all’interno di un paesaggio folk, che è poi il suo marchio di fabbrica.
Entrando nel racconto del concerto: palco minimale con pochissime luci e cinque candelabri elettronici sullo sfondo per creare la giusta atmosfera, line up senza beat, quindi nessuna batteria al seguito, che tornerà, come annunciato dalla stessa padrona di casa, nel futuro tour estivo, che vedrà un ritorno anche in Italia, con date già pianificate come quella di Roma il 21 Luglio e Merano il 25 dello stesso mese.
Loreena alla consueta arpa e pianoforte, quindi i compagni di viaggio che si dividono tra violino, violoncello, basso, contrabbasso e chitarre, per una piccola orchestra folk, il tutto per un risultato eccellente, dove ogni nota è al posto giusto e la pignoleria regna sovrana, dall’esecuzione dei nostri, ai colori esterni precisi e avvolgenti, in un teatro, dove tutto suona benissimo, per un dettaglio, che pare scontato, ma che non lo è affatto.
Al di là dei gusti, dei background che ognuno di noi ragionevolmente ha, non si può, però, non capire che qui si stia giocando un altro campionato. Un concerto emozionante, che rasenta la perfezione del genere, un immaginario fatto di storie, boschi, scenari bucolici e amori nostalgici.
Uno status di qualità, che va oltre lo stesso professionismo e il pubblico risponde visibilmente soddisfatto.
Performance che si divide in due atti molto ben distinti tra loro ed intervallati, a modi di pièce teatrale, da una buona mezz’ora, forse poco meno, di pausa, quasi a voler prendere fiato, ripulendo l’ascolto.
Il primo turno con un piccolo best of, con, tra le altre, le varie “A Hundred Wishes”, “The Mummer’s Dance”, “Stolen Child”, “Lost Souls”, quindi dopo la succitata pausa, l’esecuzione per intero, rispettandone anche la consequenzialità, di “The Visit”, album che da, appunto, anche il titolo omaggiante a questo nuovo giro di concerti.
Spettacolo che si chiude intorno alle 23,30, con un bis richiesto a furor di popolo ed un congedo sentito e sincero, domani si replica al teatro Geox di Padova, dove ci sarà sicuramente un’altra straordinaria festa.