Che la line up del Primavera Sound 2024 (visionabile qui!) non potesse deludere era abbastanza scontato: se già l’anno scorso l’edizione di Barcellona ci aveva portato nomi come i Depeche Mode e Caroline Polachek, non potevamo non aspettarci anche stavolta una lineup da paura. Mitski, Yeule, gli American Football, SZA e Lana Del Rey sono solo una piccola, piccolissima parte dei nomi che ci attendono quest’anno – si arriva quasi a sudare freddo al pensiero di come incastrarli tra loro e vederli tutti, un po’ come un bambino che entra in un negozio di caramelle e le vorrebbe assaggiare tutte, dalla prima all’ultima. Con l’unica differenza che le caramelle in questo caso hanno fatto (e stanno tuttora facendo!) la storia della musica, in ogni genere e sfumatura.
E se non siete già convinti da big come Arca, i Pulp o FKA Twigs, ci pensiamo noi a farvi decidere: in vista di un festival che punta all’uguaglianza (42,36% di artiste donne, 42,36% di uomini e 15,28% di progetti misti), ecco cinque progetti tutti al femminile (che probabilmente non conoscete, ma dovreste) da non perdersi assolutamente a questo Primavera Sound.
Eartheater
Trascendente. è questa la prima parola che viene in mente pensando a Alexandra Drewchin, meglio nota come Eartheater: polistrumentista sperimentalista, nell’ultimo intrigante disco “Powders” (che vanta tra le collaborazioni Yves Rothman, Sega Bodega e Serj Tankian) trascina nel suo mondo e non ti lascia più. “Powders” sarà sì un album più pop rispetto ai suoi lavori passati, ma resta criptico, ipnotico, un’elettronica deliziosamente eterea. Trascendente, appunto.
ATARASHII GAKKO!
Da diverso tempo il Primavera Sound si è aperto all’Oriente (l’anno scorso con Kyary Pamyu Pamyu, le Perfume e le Red Velvet, ad esempio), e la cosa non può che far piacere, soprattutto nel caso di un gruppo come le Atarashii Gakko!. Non a caso amate anche da Rosalìa, il loro stile è una fusione perfetta di quello che è stato il pop giapponese negli ultimi vent’anni, dalla graffiante Sheena Ringo ai colorati Kero Kero Bonito, il tutto con un entusiasmo che solo le idol sanno portare sul palco.
Nieve Ella
Vent’anni appena, entusiasta e sincera: Nieve Ella è una cantautrice autodidatta, caposaldo dell’ultima generazione indie pop – che guarda alle Boygenius, a Dylan e a Gracie Abrams, per intenderci. Non è un caso che il suo EP di debutto si chiami “Young and Naive”: il suo è il volto di una generazione nuova, senza paura di raccontare ogni esperienza in musica e di fare delle proprie emozioni un punto di forza. Anche stando a quanto dice NME Nieve non sarebbe per niente male dal vivo, quindi le aspettative partono già in positivo.
Daniela Lalita
Daniela Lalita è arte, e rende ogni lato di sè tale, corpo e anima: origini peruviane ma con una vita a New York, è un’artista poliedrica, che si fa arte in ogni senso possibile, sia visivamente sia musicalmente parlando. Le sue sono melodie viscerali, ipnotiche, variopinte, gotiche addirittura: se Björk e Arca sono il vostro pane quotidiano, non potrete fare a meno di questa sirena e della sua magica malinconia.
Julie Byrne
Leonard Cohen è nel suo cuore, e non si può non vederlo: il folk dolce e nostalgico di Julie Byrne è d’altri tempi. Ascoltando il suo album “The Greater Wings” viene quasi da chiedersi se si abbia davvero il permesso di entrare in uno spazio così intimo, ma la sua musica sa accogliere, Julie non ha paura di esporsi e lasciare che le sue canzoni diventino anche degli altri, per quanto dolorose possano essere. Una carezza per orecchie e anima.
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