Chissà quante disamine e recensioni hanno avuto nell’incipit l’inflazionata considerazione relativamente al fantomatico e fatidico “terzo album”.
Nel caso dei Silenzio Profondo devo cadere nel retorico, ma testimoniare come il loro terzo “Terra Madre” sia davvero il classico album della maturità e, perché no, della consacrazione.
Occorre rinnovare il plauso generico per la scelta del cantato in italiano su una base strumentale classicamente heavy metal; nuova uscita discografica che, giunti ad un decennio in piena attività, potrebbe regalar loro una presenza con merito in una ipotetica ristampa aggiornata del prezioso tomo “Va pensiero. 30 anni di rock e metal in Italiano” di Gianni della Cioppa.
Un album impreziosito da meravigliosi duelli chitarristici memori della migliore New wave of British heavy metal, compatto nella sua misurata durata e con una encomiabile forza nel songwriting, dato che le prime 5 tracce (escludendo la intro) risultano immuni da difetti.
La votazione complessiva non risulta eccelsa in quanto il finale dell’ album non mantiene lo stesso livello, non convincendo appieno i brani “Schiavi della mente” e “Quarantena”, ma chiudendosi con la riuscita “Eroe del tempo”.