L’opera nuova dei fratelli Brian e Michael D’Addario – aka The Lemon Twigs – rappresenta un vero e proprio viaggio psichedelico all’interno di un immaginario che spazia dai Beatles ai Beach Boys con la stessa nonchalance con cui John Lennon salutò baracca e burattini per catapultarsi nella sua avventura solista. Strafottenza e creatività. Altro che mero revival.
“A Dream Is All We Know”, infatti, è l’ennesimo (bel) capitolo di quel romanzo visionario intrapreso dai D’Addario pochi anni or sono. Brillantezza pop e pezzoni che potrebbero essere usciti fuori dal 1968 sono le peculiarità più preponderanti di un lavoro che conferma il duo americano ad alti (altissimi) livelli. Altroché. In pratica, si tratta di uno smagliante omaggio all’era d’oro del pop(rock) reinventato e riletto, però, attraverso la loro – geniale – lente d’ingrandimento.
Questa gioiosa sinfonia, pubblicata meno di un anno dopo l’acclamato “Everything Harmony, non è altro che una regale celebrazione di sogni e melodie, di vizi e virtù dei ruggenti sixties (con una spruzzatina di Settanta) realizzati catturando lo spirito ed il mood dell’epoca. Brian e Michael D’Addario – figli d’arte – combinano insieme armonie californiane e bubblegum pop per creare una raccolta di irresistibili pepite musicali. L’album esplora temi di evasione e introspezione esistenziale, il tutto avvolto in un caleidoscopio di sperimentazione sonora che andrebbe sciorinata in barba a tutti coloro che ritengono esaurite (o quasi) tutte le vie delle sette note.
Il punto di forza dell’album in questione risiede nel suo lotto impeccabile di canzoni, quasi tutte dei potenziali singoli. Dalla contagiosa apertura di “My Golden Years” – un bellissimo omaggio ai Beatles – al gioiello pop barocco che risponde al nome di “I Should’ve Known from the Start”, passando per il glam patinato della chiusura del disco “Rock On”, ogni traccia è una testimonianza di ciò che sono (e che vogliono essere) i Lemon Twigs. Ciò che li distingue davvero, o almeno, maggiormente, è la loro capacità di infondere complessità con estrema naturalezza, andando ad intrecciare intricate linee musicali ed inaspettate variazioni sonore, trasmutando così del sano psych-pop in melodie accattivanti e deliziose. Brani come “Church Bells”, con le sue cadenze a sette tempi, e “Sweet Vibration”, infine, mostrano la propensione dei Lemon alla sperimentazione, combinando strumenti ed influenze con un malinconico retrogusto poetico.
Provando a tirare un po’ le somme, dunque, potremmo definire “A Dream Is All We Know” come l’album della definitiva consacrazione da parte dei DAddariosbros. Per chi scrive, tra l’altro, si tratta – senza ombra di dubbio – di uno degli album più belli sfornati in questa prima tornata di 2024. Una visione onirica, certo. Un sogno. Ma anche e soprattutto una solida realtà.
Ecco cosa sono diventati i The Lemon Twigs.