Figura misteriosa quella di John Canning Yates. Cantante e principale songwriter degli Ella Guru, valida band di Liverpool con all’attivo un EP (“Three Songs From Liverpool”) e un unico lavoro sulla lunga distanza uscito nel 2004 chiamato “The First Album”, primo e purtroppo ultimo disco prima che il gruppo amato da John Peel e da molta stampa specializzata si eclissasse come una meteora.
Un vero peccato perché di talento in quei brani ce n’era, non a caso “The First Album” è stato recentemente riscoperto grazie al passaparola diventando un piccolissimo classico underground oltremanica. Chissà se è questo uno dei motivi che ha spinto John Canning Yates al ritorno discografico, in chiave solista questa volta.
“The Quiet Portraits” ripropone molte atmosfere già esplorate quindici anni fa, quella delicata malinconia, quelle melodie spesso appena sussurrate che emozionano e irretiscono l’anima fin dalle prime note di “The Way I Remember It” o del folk elegante di “In The Stillness Of The Night”.
“Healing” introduce arrangiamenti più complessi, “Until You Find Me (Song For Margaret Hardman)” dedicata alla coppia di stimati fotografi inglesi d’inizio novecento Margaret Hardman e Edward Chambre, colpisce per l’uso attento di spoken word e clarinetto presente anche nella jazzata “October Song”, nella romantica e sognante “It Could Be So Good”.
Trame delicate quelle tracciate dalle chitarre e dagli strumenti a fiato di “Under Cobalt Skies”, pianoforte invece protagonista nella riflessiva “Life In A Different Time” prima di un trittico finale molto ben orchestrato: “Faraway Blues” con quel “don’t leave me sad now, don’t leave me blue” e una chiusura in crescendo, la ricchezza sonora di “Riches” e l’intensità di “Dreams Forgotten”.
I fan del compianto Scott Hutchison o di Phil Elverum potrebbero gradire il sound caldo e confortante di un album nato nel cuore della notte, che va alla ricerca di quei momenti estremamente rari quando c’è spazio per silenzio e pace. La speranza è che nel turbolento mondo odierno ci siano ancora menti pronte a immergersi nei ritratti gentili di un artista che avrebbe meritato e meriterebbe maggior fortuna.