Il power pop è sicuramente il genere che esalta il lato più popolare e melodico del rock. E’ quello dei brani che si scavano il loro posticino nella nostra memoria e ci rimangono per sempre. Te ne accorgi quando, trasmesso da una radio mentre guidi nel traffico, ascolti vecchi brani dei Beatles, dei Byrds, degli Who o la mitica “My Sharona” dei Knack e ti ritrovi a canticchiarli a memoria, conosci le parole senza neppure aver mai letto il testo una volta, senza conoscerne il significato ma pronunciando le parole in maniera perfetta.
Gli anni ’70 consacrarono i Badfinger a maestri del genere con Big Star e Raspberries degni concorrenti.
Poi arrivano gli anni ottanta con I REM e la striscia potrebbe continuare all’infinito.
In tempi contemporanei ci siamo imbattuti in ottime band come Ducks Ltd, 2nd Grade, The Reds, Pinks and Purples, Apollo Ghosts (solo per citarne alcune) che con ottimi album mantengono il genere sempre attuale e piacevolmente ascoltabile.
E’ il caso di R.E. Seraphin con il suo secondo album “Fool’s Mate”.
Se il “do it yourself” aveva contraddistinto la produzione del primo album, per questa nuova esperienza l’artista della Baia di San Francisco si è avvalso della collaborazione di ottimi artisiti. Joel Cusumano (Sob Stories) alla chitarra, Daniel Pearce dei già citati Red, Pinks and Purples alla batteria, Josh Miller dei Chime School al basso e Luje Robins alle tastiere. Owen Adair Kelley (Sleepy Sun) ha dato il suo contributo suonando l’acustica e la Slide Guitar.
Già questo è un grande risultato per Seraphin che aveva già manifestato la sua attrazione verso suoni più raffinati dopo aver suonato “in sommarie garage rock band per più di dieci anni“.
E la nuova band creata per l’occasione ha risposto prontamente, il brano strumentale “Somnia” ce li mostra in una esibizione dalle tinte tenebrose, con il basso protagonista con le sue note inquietanti e le chitarre isteriche ad infastidirlo, il tutto trascinato dall’incedere militar-cavalleresco della batteria di Pearce.
La voce quasi sussurrata e le melodie quasi accennate sono il marchio di fabbrica di Seraphin che si fa accompagnare dalla moglie Hannah Moriah nelle armonie di sottofondo.
Brani rilassati come “Argument Stand” (qui con l’ottimo apporto della tromba di Anna Hillburg che troviamo anche nel ritornello di “Bound”) si alternano a brani più briosi come “Expendable Man”.
L’intermezzo vagamente psichedelico nel ponte di “”Worst I’ve Ever Seen” che ci ricorda i Doors si contrappone al solo di chitarra à la British Invasion di “Jump In The River” cover di un celebre brano di Sinead O’Connor rivisitato da Seraphin alla sua maniera.
Buona prova per l’artista californiano che sembra aver pubblicato l’album della sua piena maturità artistica.