E’ vero sono passati quasi sette anni dall’ottimo sesto LP di Iron And Wine, “Beast Epic“, ma nel frattempo il buon Sam Beam ha anche pubblicato un altrettanto eccellente album, “Years To Burn“, nel 2019 insieme ai Calexico, con cui aveva già lavorato nell’ormai lontano 2005 per l’EP “In The Reins”, poi la pandemia ha bloccato tutto e per il musicista della South Carolina è arrivato un totale blocco dal songwriting: rimanere a casa con la sua famiglia era qualcosa che non provava da tanto tempo e, sebbene confortevole, non è servita a far ripartire il suo processo di scrittura.
Il suo riavvicinamento alla musica è partito dapprima con le registrazioni, insieme al suo amico e produttore Matt Ross-Spang, di un EP di cover di Lori McKenna, in seguito è arrivato anche un tour acustico in piccole venue e, nell’estate del 2022, un altro tour, questa volta molto importante, insieme a Andrew Bird: proprio dopo di esso il processo si è riavviato nella maniera più naturale possibile fino a sfociare in “Light Verse”.
Detto questo è logico chiedersi se questa lunga attesa sia valsa la pena e, per fortuna, la risposta è più che positiva.
Prodotto interamente dallo stesso Beam e registrato in California, “Light Verse” vede la partecipazione del tastierista Tyler Chester, del bassista Sebastian Steinberg, del chitarrista David Garza, del violinista Paul Cartwright e dei percussionisti Griffin Goldsmith, Beth Goodfellow e Kyle Crane oltre a un graditissimo ospite come Fiona Apple che presta la sua voce in “All In Good Time”.
Partiamo proprio da “All In Good Time”, probabilmente il miglior duetto indie-folk del 2024 (almeno per questa prima metà dell’anno): basato sul piano e arricchito da preziosi archi, il brano regala emotività sin dal primo ascolto grazie alla splendida passione presente nei vocals dei due immensi protagonisti.
Molto interessanti e mai scontate le soluzioni di “Anyone’s Game” con percussioni dai toni africani, che vanno a mischiarsi perfettamente sia con graditi ed eleganti fiati sia con piano e chitarra acustica.
La delicatezza e la raffinatezza di “Yellow Jacket” sono davvero uniche: questa canzone è capace di entrare subito nel cuore con quella sua sensibilità e quella sua morbidezza fatta di archi dai toni orchestrali, ma pennellata poi anche con piano e gentili arpeggi di banjo.
Morbida, ma anche più decisa e con un coro invitante, la successiva “Sweet Talk” aggiunge inoltre una leggera venatura pop al sound di Iron And Wine.
Beam ha costruito un album di grande classe (a noi in vari tratti ricorda Ryley Walker, se vogliamo fare un paragone contemporaneo) e non si è semplicemente limitato a usare i canoni più noti del folk, ma ha saputo andare ben oltre aggiungendo bellezza, ricchezza e dettagli lussuosi al suo suono: non abbiamo alcun dubbio che “Light Verse” troverà un posto molto alto nelle classifiche di fine anno.