Un viaggio di quattromila chilometri in motocicletta da Nayarit (Messico) a New York City ha propiziato la nascita di “No Paradise” nuovo disco di Audrey Kang e dei suoi Lightning Bug (Logan Miley, Kevin Copeland, Dane Hagen). Anticipato dall’intenso singolo orchestrale “December Song” che cita “Rex’s Blues” di Townes Van Zandt nel bel video girato in Grecia, è l’album dell’indipendenza dopo aver lasciato la Fat Possum.
Il mito di Persefone evocato proprio in “December Song” la figura di Eva cacciata dal Paradiso che ha ispirato la mela stilizzata in copertina raccontano di vittorie e sconfitte. Un filo sottile ma deciso lega la riflessiva chitarra acustica, la grintosa batteria di “On Paradise” e il mood gotico delle urgenti e drammatiche “The Flowering” e “The Quickening” mentre “The Withering” torna al folk più classico.
Drammatica è anche “Opus” altro singolo dai toni dark e nostalgici, le malinconiche melodie di “Lullaby For Love” convincono come quelle di “Just Above My Head” con minimali arpeggi di chitarra e violoncello a sostenere la splendida voce di Audrey che si pone domande sulla propria mortalità: “Let my death ask of me / Will my music remain? / My songs all may die with me / But when I sing, I find my own eternity“.
Un album che ha anche un lato sperimentale (vedi “Serenade” e “I Feel …” che incorpora parti di interviste a Nina Simone, Doja Cat, letture di Virgina Woolf) che ben convive con l’impostazione sobria di “Morrow Song”. Nessun paradiso è eterno per Audrey Kang ma il Paradiso può essere qui e ora basta volerlo e lei lo afferma con grazia in trentanove minuti eleganti e intensi.