Dopo un’assenza on stage durata ben 7 anni, una delle più grandi band rock ‘n’ roll di sempre torna con un tour mondiale che ha fatto tappa sabato 25 maggio u.s. nel Bel Paese.
Personalmente non potevo mancare come non poteva mancare il ns. live report di una serata davvero tanto potente durante la quale 100.000 persone e più hanno invaso le terre emiliane per accendere il fuoco “infernale” della RCF Arena Campovolo di Reggio Emilia.
In realtà, la fiamma degli AC/DC non si è mai spenta, rimanendo accesa costantemente per i cinquant’anni della loro carriera, celebrati oggi con questo tour che prende il nome, ricordiamolo, dal diciassettesimo album in studio della band australiana, “Power Up” del 2020.
La giornata inizia presto e per molti anche qualche giorno prima, il tutto per accaparrarsi la miglior zolla di erba dell’arena, davvero grande, suddivisa come consuetudine in sei enormi petali all’interno dei quali sei rispettivi settori formano un effetto senz’altro suggestivo, e non solo visto dall’alto. Io e i miei due compagni di viaggio eravamo nel settore giallo, nel mezzo dunque e la visibilità era buona per il mio metro e settanta, e quindi nessun problema per i miei amici Valerio e Mattia ben più alti. In ragione della pendenza dell’arena credo che anche gli ultimi settori, sebbene parecchio distanti, abbiano potuto godere comunque di una discreta visibilità. Nulla da eccepire nemmeno per il sonoro, arrivato forte e chiaro senza tuttavia alcuna “esplosione” particolare.
Durante il live le corna che lampeggiavano sulle teste dei fan provocavano un effetto incredibile che ben faceva comprendere i numeri della serata e di quante persone hanno affollato la venue. Davvero bello vedere gente ammirata e rispettosa al cospetto di Angus e soci. Intorno si respirava una sensazione appagante, quella di sano e tosto hard rock condiviso tra tanti rocker attempati ma anche da tantissimi teenager al seguito dei genitori.
Mentre il fiume di gente accorreva senza sosta nel mastodontico luogo del concerto, alle 19.05 ci ha pensato Tylor Momsen e i suoi The Pretty Reckless a preparare la folla trepidante e devo dire che la carica non è mancata alla band statunitense, che ha proposto alcuni brani noti del loro repertorio.
Alle 20.45 i maxi schermi allestiti sul palco tuonano con il rombo di auto in direzione Reggio Emilia sui riff del brano di apertura “If You Want Blood (You’ve Got It)”, mentre si percepisce tutto intorno commozione nel vedere i nonni del rock ‘n’ roll ben saldi ancora on stage.
La scaletta prevede tantissimi classici provenienti dai numerosi album della loro enorme carriera, suonati così come li conosciamo, senza orpelli, senza sperimentazioni, nudi e crudi, con la sola differenza dei decibel che sempre più aumentavano durante lo spettacolo. Set list mostruosa dunque (con due pezzi in meno rispetto alle due precedenti date di Gelsenkirchen) con “Back in Black”, “Hell’s Bells” – con tanto di campanone che scende sul palco – “Thundestruck”, “You Shook Me All Night Long”. “Higway to Hell” ma anche le ultime “Demon Fire”, “Shot in the Dark” dall’ultimo Power Up, fanno si che i brividi scorrano per tutte le due ore e tredici minuti del live.
Orfani di Cliff Williams (sostiuito da Chris Chaney) e di Phil Rudd (al suo posto Matt Laug), Angus Young, Brian Johnson e Stevie Young (nipote di Malcom) non sembrano essere scalfiti dal tempo con Brian (ben 76 primavere) e l’immancabile coppola, assolutamente in linea con la sua inconfondibile voce graffiante e, soprattutto, Angus vestito ovviamente da scolaretto fino almeno prima dell’encore che regala alla platea una quindicina di abbondanti minuti di puro tecnicismo chitarristico sulla scia della spettacolare “Let There Be Rock”, senza risparmiarsi, suonando finanche in ginocchio e gettandosi a terra…incredibile per un minuto nonnetto di settant’anni!
Le ultime bombe prima dei fuochi di artificio finali (per il resto nessun effetto speciale se non per le produzioni suoi maxi schermi, vedi la donna maggiorata sulle note della potentissima “Whole Lotta Rosie”) sono “T.N.T.” e “For Those About to Rock (We Salute You)” che salutano i fan con le rime d’annata di Brian e con l’immancabile duck walk di Angus.
Grazie, grazie per essere rimasti sempre e solo AC/DC.