Il concerto del duo inglese presso l’ARCI Bellezza di Milano conferma e suggella il percorso artistico degli ultimi anni.
La band ha fatto il suo ingresso nella sala dell’ARCI Bellezza di Milano pochi minuti dopo le 22:00. Sono solo in tre, elegantissimi, Greg Hughes con la sua Fender, Tessa Murray dietro tastiere e microfoni, ed un batterista che li accompagna.
Un ventilatore sul soffitto ed un telo con visual proiettati richiamano atmosfere retrò. Il caldo diventa subito eccessivo, tanto che Tessa Murray è costretta a togliere la giacca blu, rinunciando ai dettami stilistici dopo solo poche canzoni.
Il palco è scarno, ma il concerto è sold out, pieno di fedelissimi che conoscono tutti gli album degli Still Corners.
Il loro ultimo album, “Dream Talk“, uscito il mese scorso, è un ulteriore tassello nel genere dream pop, fatto di synth, riverberi e note leggere da ascoltare a occhi chiusi. Il concerto conterà 15 canzoni, in particolare 5 dall’ultimo album e 4 da “Strange Pleasures“, l’album più amato dai fan.
Il suono degli Still Corners è inconfondibile. Dalla prima all’ultima canzone propongono quasi fedelmente tutte le canzoni cercando di ricreare le magiche atmosfere registrate in studio.
Greg Hughes è in gran forma: puntuale e preciso, impreziosisce ogni brano con assoli di chitarra. Tessa Murray conferma il suo timbro vocale unico, che unisce il tocco delicato di Hope Sandoval alla forza ispirazionale shoegaze. È nata per questo genere. Perfetta, senza sbavature o eccessivi virtuosismi vocali, accompagna musicalmente da dietro le tastiere con poche note accennate o suoni campionati e synth di supporto.
Forse l’unica nota sbavatura di questo concerto sono proprio i vari campionamenti che, a volte, limitano il naturale fluire delle canzoni e le improvvisazioni.
Tessa Murray quando canta sembra entrare in un mondo parallelo ed ogni volta, al termine della canzone, si risveglia con un sorriso compiaciuto.
Il contatto con il pubblico è minimo. La cantante della band si limita a ringraziare e a ricordare il miglioramento rispetto alla data italiana durante il periodo del Covid. Unico elemento particolare sono le rose che porta sul palco e regala ai fan in due momenti diversi del concerto.
I visual meritano una menzione speciale. Gli sfondi proiettano video di strade vuote, creando l’illusione di essere in macchina a guidare nelle campagne o immersi nelle highway americane. Questi viaggi notturni e paesaggi naturali, illuminati dal sole, aiutano a infilarsi in questo trip onirico. L’obiettivo del duo è proprio quello di aiutare il pubblico a lasciare i pensieri per un’ora e mezza e lasciarsi trasportare da loro.
Le canzoni di “Dream Talk” funzionano benissimo, amalgamandosi perfettamente con i vecchi lavori. “Secret World” è la seconda in scaletta, mentre “Today is The Day” è forse il brano più pop, ben accolto dal pubblico. “The Dream”, con il suo ritornello già assorbito dai fan, è seguita da “Far Rider” in una combo particolarmente riuscita che smuove il pubblico con interessanti improvvisazioni negli outro finali.
Le ultime tre canzoni prima del bis sono tutte prese dagli album del passato, con “The Trip” come ovvia conclusione prima della pausa. “The Trip”, canzone iconica del loro repertorio musicale, è accolta con entusiasmo e il duo la esegue al meglio, dividendo il brano in due parti e incrementando gli assoli di chitarra. Uno di quei brani che si può sentire all’infinito e vorresti non finisse mai.
Dopo una momentanea uscita dal palco, i tre ritornano annunciando “The Ship” con la frase: “Questa è la canzone che preferisco nel nuovo album”. I visual cambiano ancora: il video sullo sfondo ritrae ora la prua di una barca che ci trasporta in mare aperto in una traversata notturna illuminata dalla debole luce della luna. I BPM si abbassano, il ritmo diventa lentissimo, la chitarra diventa acustica. È il modo migliore per rallentare ulteriormente la frequenza dei pensieri e lasciarsi andare nel caldo (questa volta in senso figurato) abbraccio degli Still Corners.