Non lasciatevi spaventare dalla lentezza e dai toni soporiferi: “Strange Going”, secondo album in studio per il musicista statunitense Ross J. Farrar (aka R.J.F.), si sviluppa e cresce di ascolto in ascolto tra le nebbie di un paesaggio sonoro tanto suggestivo quanto atmosferico.
Il misterioso R.J.F. non si limita a comporre musica; crea un’esperienza del tutto immersiva o, ancor meglio, un flusso sonoro che invita l’ascoltatore a lasciarsi andare, a navigare senza bussola tra le onde di un mare di idee senza confini netti. Il basso elettrico, protagonista indiscusso del lavoro, guida l’ascoltatore attraverso tonalità oscure e riflessive in un percorso che, di primo acchito, può apparire estremamente lento e talvolta noiosissimo, ma che in realtà cela un fascino ipnotico.
L’album si presenta come un esperimento psichedelico ben riuscito, in cui R.J.F. fonde con maestria elementi di post-punk, post-rock, slowcore e lo-fi. Premi play e subito ti lasci cullare da un sound scheletrico, desertico e notturno che, nonostante l’apparente stranezza, riesce a esser ben definito e costruito. “Strange Going”, tuttavia, si sviluppa in assoluta libertà, con la naturalezza di una jam session eseguita in autonomia e senza freni creativi.
È un album che, pur potendo inizialmente disorientare per le sue atmosfere estremamente dimesse e abuliche, si rivela capace di affascinare e coinvolgere in maniera profonda, dimostrando come la musica di R.J.F. possa evocare emozioni intense e creare un legame intimo con chi l’ascolta. Un lavoro che, senza dubbio, merita di essere esplorato con la giusta disposizione d’animo e il tempo necessario per apprezzarne appieno le qualità.