Il quarto album dei Jamiroquai, “Synkronized”, arriva nel giugno 1999 dopo il successo stratosferico di “Travelling Without Moving”.

Arriva dopo che – giusto un anno prima – “Deeper Underground” era stata una delle pochissime cose degne di nota nella colonna sonora del kolossal hollywoodiano “Godzilla”, altrimenti dimenticabile.

Arriva dopo una lite furibonda tra Jay Kay ed il bassista Stewart Zender e la conseguente dipartita di quest’ultimo, dopo la decisione (quindi) di registrare tutto da capo e poco dopo che il singolo “Canned Heat” aveva inaugurato una nuova stagione in alta rotazione in radio e su MTV.

Ad oggi “Canned Heat” è un classico, un’irresistibile tentazione febbricitante guidata da un basso che spinge, e spinge, e spinge a far tremare le pareti, puntellata da una sezione d’archi che avrebbe fatto felicissimi i Bee Gees, per non parlare degli interventi della sei corde che sono una specie di manuale di chitarra funky.

Insomma è un brano di facile successo, ma non banale, ed è in grado di oscurare il resto di “Synkronized” – però va detto che l’album non si discosta molto da quelle premesse.

Certo a tratti le sue liriche guardano indietro a recuperare le istanze ecologiste che erano state una delle premesse fondanti dei Jamiroquai (“Planet Home”), o il ritmo si fa più essenziale e richiama direttamente l’approccio di “Travelling Without Moving” (“Where Do We Go From Here”).

Oppure, ancora, può capitare che Jay Kay e i suoi si lascino prendere troppo la mano, scivolando verso la stucchevolezza (“King For A Day”, “Falling” – per ragioni diverse); ma succede anche che vestano di trucchetti certe composizioni che paiono sbucate fuori dal Drill Building (“Butterfly”) o che usino a loro immagine e somiglianza la soul music per creare qualcosa di assoluto effetto (“Black Capricorn Day”, “Soul Education”).

L’impressione generale, però, è che “Synkronized” sia orientato più che altro ad assimilare nuovi impulsi, disegnando un nuovo perimetro attorno all’approccio vintage dei Jamiroquai. Forse l’esempio migliore è “Supersonic”: una traccia indissolubilmente votata al ballo e sorprendentemente essenziale nella sua ripetitività – in una parola, funzionale.

In tutto questo, “Synkronized” è frenetico e avvolgente. Suonarlo ad alto volume può riservare lo stesso sentimento di sorpresa che trovarsi in mezzo ad un party esagerato senza sapere bene come si è finiti lì, scegliendo alla fine di lasciarsi tentare dal casino intorno.

L’articolo nella sua forma originale è contenuto su Non Siamo Di Qui, che ringraziamo, ovviamente, per la disponibilità.

Pubblicazione: 8 giugno 19999
Genere: Funk, soul, jazz, R&B,
Lunghezza: 53:06
Label: Sony Soho Square (UK), Work (US)
Produttore: Al Stone, Jason Kay

Tracklist:
Canned Heat
Planet Home
Black Capricorn Day
Soul Education
Falling
Destitute Illusions
Supersonic
Butterfly
Where Do We Go from Here?
King for a Day