La fama di “The Kids Are Alright” è legata anzitutto alla sua immagine di copertina, una foto degli Who che sonnecchiano ammucchiati ai piedi del Carl Schurz Memorial, al Morningside Park di New York, avvolti nella Union Jack.

Pete Townshend e gli altri non si erano davvero addormentati lì in quel modo: ce li aveva messi Art Kane, che per Life stava curando un reportage fotografico intitolato The New Rock e che poi sarebbe passato alla storia.

Era il 1968. Un decennio più tardi, quello scatto diventò il poster del documentario “The Kids Are Alright”, quindi anche della sua colonna sonora.

Al tempo Jeff Stein era un semplice fan ventenne che aveva proposto agli Who un progetto semplice, ma appassionato: ripescare una serie di esibizioni della band dagli archivi televisivi e mischiarle con materiale girato ad hoc, il tutto per comunicare alle nuove generazioni chi fossero e di cosa fossero capaci.

Quindi, a conti fatti, tolte le immagini questo disco è un best of del loro periodo d’oro, assemblato recuperando (soprattutto) performance dal vivo in occasioni diverse.

S’inizia con quella che probabilmente è la più bizzarra: gli Who che suonano “My Generation” per The Smothers Brothers Comedy Hour, un varietà della rete CBS, nel settembre 1967.

Lo scambio di battute è surreale – Roger Daltrey dice di venire «da Oz», Pete Townshend di suonare la chitarra mulinando in quel modo il braccio destro perché è una cosa «presa dal bowling» – e loro spaccano tutto. Il boato finale è la batteria che salta in aria, ma la carica è troppo potente e i capelli di Keith Moon vanno a fuoco, il charleston schizza via e lo ferisce al braccio, Betty Davis, nel backstage, collassa per lo spavento: una follia, altro che numero comico.

Dalla stessa apparizione arriva “I Can See For Miles” (stavolta pirotecnica solo in senso figurato), che è uno dei tre brani inclusi nel disco non presenti nel film – un altro è “Happy Jack”, preso da quella serata all’università di Leeds del 14 febbraio 1970 che ancora viene tramandata.

Anche “I Can’t Explain” viene da un’esibizione ripescata dalla tv statunitense; la British invasion del ’64 aveva messo in fibrillazione i media USA: bisognava raccontare queste band inglesi che ai ragazzi piacevano tanto e reperire interviste, filmati.

Una troupe della ABC fu mandata a Londra l’anno successivo a registrare del materiale buono per il programma Shinding! e scritturò gli Who; la performance di per sé è più che ottima, però i produttori erano tanto desiderosi di cogliere l’isteria del momento che aggiunsero tutte le urla ed il clamore che si sentono in sottofondo.

Da questa parte dell’Oceano, una delle trasmissioni televisive inglesi più in voga del periodo era Ready Steady Go! ed è dalla puntata del 1° luglio 1965 che Jeff Stein pescò “Anyway, Anyhow, Anywhere” – ma è un po’ polverosa e Daltrey comunque non le rende giustizia, incasinando il testo.

“Sparks, Pinball Wizard” e “See Me, Feel Me” vengono dal concerto di Woodstock,” A Quick One”, “While He’s Away” dal circo rock’n’roll dei Rolling Stones – si dice che i piani per un tour delle due band insieme furono archiviati quando Mick e Keith si resero conto, in quell’occasione, di quanto fossero in forma gli Who (a differenza degli Stones, che non suonavano dal vivo da un bel po’).

Stein, poi, voleva assolutamente inserire in “The Kids Are Alright” due brani dei quali, però, non riusciva a trovare versioni che riteneva degne.

A quel punto della lavorazione del film, la band aveva iniziato a registrare “Who Are You” ed acconsentì di buon grado alla richiesta del regista di organizzare un secret gig che potesse essere filmato.

Era il dicembre del 1977 e, di fronte alle 800 persone del Gaumont State Cinema di Kilburn, gli Who non apparvero in forma esattamente smagliante.

Quel materiale fu scartato, con l’eccezione di “My Wife”, il terzo brano che appare qui ma non in pellicola, perché nonostante la serata storta, finalmente la canzone (firmata da John Entwistle) brilla di luce propria, sorpassando così la versione di studio su “Who’s Next”.

Gli Who acconsentirono ad un nuova esibizione per chiudere il lavoro, nel maggio dell’anno successivo agli studi televisivi della ridente Shepperton – cittadina spersa a sud dell’aeroporto di Heathrow. Stavolta fecero centro: “Baba O’Riley” e (ancor di più) “Won’t Get Fooled Again” sono da spellarsi le mani.

Quest’ultima chiude “The Kids Are Alright” con una (pre)potenza spettacolare; potrebbe essere la cosa migliore in assoluto di tutto l’album, ma è un testa a testa con il medley “Join Together / Roadrunner / My Generation” registrato al concerto di Pontiac, nel Michigan, il 6 dicembre 1975: in poco meno di 10? gli Who dimostrano di essere – insieme – dei gran giocolieri e l’equivalente, tra le blues band, di ciò che era stato il T-Rex tra i dinosauri (= non esattamente aggraziato, ma tremendamente efficace).

Senza timore di smentita, gli Who sono una delle più grandi live band di sempre (dopotutto Live At Leeds si contende a buon titolo il posto come miglior album dal vivo della storia) e “The Kids Are Alright”, pur con le sue specificità ed il suo strano situazionismo, ne è la riprova.

L’articolo nella sua forma originale è contenuto su Non Siamo Di Qui che ringraziamo per la gentile concessione

Artista: The Who
Pubblicazione: 8 giugno 1979
Dischi: 1
Tracce: 17
Genere: Rock
Etichetta: Polydor
Produttore: vari

Tracklist:
My Generation
I Can’t Explain
Happy Jack
I Can See for Miles
Magic Bus
Long Live Rock
Anyway, Anyhow, Anywhere
Young Man Blues
My Wife
Baba O’Riley
A Quick One, While He’s Away
Tommy Can You Hear Me?
Sparks
Pinball Wizard
See Me, Feel Me
Join Together/Road Runner/My Generation Blues (Medley)
Won’t Get Fooled Again