Non sono mai stato un grande fan di Calcutta, ma per caso mi sono ritrovato con un biglietto in mano per il suo concerto all’Olympia di Parigi e ho pensato “ma sì dài, perché no?”. Dopo le recenti date di Barcellona e Londra, e la prossima tappa a Zurigo il 13/06, non ci credeva neanche Calcutta che gli avrebbero permesso di suonare qui (ed io di assistervi!) e ce lo dice proprio lui dopo aver “cantato” le prime tre canzoni della sua scaletta.
Le virgolette sono doverose perché il cantautore di Latina ha deciso di aprire il concerto con “2 minuti”, primo singolo estratto dal nuovo album, “Cosa mi manchi a fare”, un inno del suo repertorio, e “Controtempo”, altra nuova traccia. In sostanza, per dieci minuti è rimasto pressoché in silenzio. Era lui che accompagnava il pubblico e non viceversa.
A cantare per un’ora e mezza ci ha pensato una parte degli expats italiani residente a Parigi, che ha sovrastato la sua voce durante tutte quelle canzoni che potevano essere cantate a squarciagola e con pathos; “Gaetano”, “Frosinone” e “Paracetamolo” su tutte. Media età under 35, qualche autoctono con alle spalle un nonno italiano o un Erasmus nella penisola ha fatto sentire la sua presenza cantando con accento non propriamente pontino, ma comunque degno di nota. Un ragazzo accanto a me mi ha detto: “lo sapevo che avrei pagato per un Karaoke collettivo… in positivo, intendo”.
Calcutta va avanti per la sua strada ed appare a tratti timido, ma sempre sicuro; si piega in avanti per cantare su un microfono attaccato costantemente all’asta e che sventola in aria per il palco e che regola in altezza a seconda di quanto intensa è la lirica da cantare. Ringrazia spesso il pubblico ed è rinvigorito dalla risposta della sala che canta e muove le braccia al vento soprattutto in galleria. In platea è una sauna gratuita offerta dalla Mairie de Paris, tutti vicini vicini altro che Paris Plage sulla Senna, ma l’atmosfera è piacevole e coinvolgente. I sei componenti della band rispettano con eleganza e compostezza il mood di Calcutta e tra tutti spicca la corista e tastierista, vera spalla per i suoi acuti più alti, nonostante Calcutta abbia un’estensione notevole.
Il tour europeo che promuove il disco “Relax”, uscito lo scorso 20 ottobre 2023, è una prova di fiducia e di stile per chi, tranne qualche vecchia uscita smielatamente pop, ha messo sul piatto un sound poco mainstream di questi tempi, riavvicinandoci a sonorità e musicalità di fine anni ’70 che richiamano Battisti e De Gregori, con arrangiamenti di chitarre e tastiere dolci, vibranti, incisive e con falsetti vocali che rimandano ad un cantautorato italiano da Lucio Dalla in poi.
I testi di “Giro con te”, “Allegria”, “Loneliness”, “SSD” inseriti nel nuovo album, denotano e risentono il processo creativo e di produzione che Calcutta ha adottato in questi anni di registrazioni (e poche apparizioni) in cui come tutti noi ha vissuto la pandemia ed in cui ha riversato la sua malinconia, una matura sensibilità ed una lucida lettura della contemporaneità. Il tutto contornato da tanto synth-pop e da un’elettronica con cui giocano spesso sia Calcutta che la band stessa.
L’acustica del teatro non sempre rende omaggio agli arrangiamenti elettronici suonati ad alto volume, ma la canzone con cui Calcutta decide di chiudere il concerto è “Tutti” ed è effettivamente per tutti, perché forse un pizzico di fallimento lo sentiamo e lo condividiamo tutti ed è questo che ci rende tutti uniti.
Ah, dimenticavo, buona la scelta del dj set di apertura in stile disco-funky a cura di Antoine Bourachot (anche se almeno un pezzo Italo disco lo poteva suonare) la parte visual durante il concerto è parte integrante della performance e merita l’attenzione, ma le birre a 10 euro dell’Olympia anche no, grazie.