Non manca una certa dose di coraggio agli Eyecandy, un misterioso quartetto californiano allergico alle tradizionali etichette del rock alternativo. Nelle dieci tracce che compongono “You Can See Me From The Mountain”, il loro secondo album, troviamo un coacervo di idee musicali che dà forma a un’esperienza d’ascolto stimolante ma, in diversi frangenti, anche fastidiosamente confusa.

Credit: Bandcamp

Prendete questo disco per quel che è: un piccolo e sgangherato esperimento indie rock in salsa lo-fi e DIY. A condurre le danze c’è una band di emeriti sconosciuti che, senza nulla da perdere e tutto da dimostrare, hanno deciso di lanciarsi in un’avventura che alterna momenti squisitamente pop a degli istanti di furia incontrollata che nasce da molteplici influenze di stampo noise/post-hardcore (Jesus Lizard, Unwound, Chat Pile…).

Nel mezzo c’è tutto e di più. Ed è francamente troppo. Perché il rock bizzarro e schizofrenico proposto dagli Eyecandy, una sorta di surrogato moderno di quanto fatto in passato dai Mr. Bungle, è straripante nella forma ma alquanto scialbo nella sostanza. Un mix caotico tra sonorità rassicuranti e disturbanti dal quale emergono numerose idee interessanti, incapaci poi di concretizzarsi in pezzi realmente memorabili.

Quello degli Eyecandy è un vero e proprio assalto nonsense, libero di freni e inibizioni creative, che parte con l’ibrido slacker/noise rock di “The Grand Cannon” per poi proseguire con il simil-rap metal di “Skeleton Key”, gli incroci fra musica gitana, post-rock e post-hardcore di “Polka”, l’alt folk/country sbarazzino di “Changeling” e “Pinky” e la mattanza metallica/messicana di “The Entartainer”, un gioioso macello a base di chitarre elettriche e fiati impazziti.

Nelle canzoni più ruvide e incazzate, fra le quali spicca la super-punk “Hole In My Head”, il gruppo riesce a mostrare il suo meglio. Soprattutto il non brillantissimo cantante che, quanto meno nei momenti più melodici del disco, non sembra essere all’altezza della difficile sfida aperta dal gruppo statunitense. Nel complesso “You Can See Me From The Mountain” è un buon album ma soffre di un eccesso di ambizione: un potpourri di suoni e generi in cui mai nulla risalta in maniera chiara, netta e nitida. Se non altro, gli Eyecandy sono davvero molto, ma molto originali; la speranza è che in futuro riescano a raccogliere i frutti della loro smisurata fantasia.