Markus Maier, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Devo confessarlo: sono ancora inebriato dall’energia travolgente sprigionata dai Queens Of The Stone Age sul palco dell’Auditorium di Roma. Una serata a dir poco fantastica per la band statunitense, accolta da un pubblico quanto mai entusiasta in una cavea totalmente sold out. Nonostante qualche piccolo problema tecnico all’inizio (soprattutto su “Little Sister”), Josh Homme e soci hanno saputo recuperare alla grande, “esplorando” minuziosamente una pluridecennale carriera attraverso diciassette fra le loro canzoni più rappresentative.

Josh Homme, in forma smagliante, ha dominato il palco con la sua presenza carismatica e i suoi riff inconfondibili. Tra una sigaretta e l’altra, l’ex Kyuss non ha perso occasione per fare il ruffiano con il pubblico romano, sommerso di elogi e complimenti. Le sue parole al miele nei confronti della città eterna sembravano però autentiche, specie considerando i riferimenti a Roma presenti nei nomi del loro ultimo disco, “In Times New Roman…”, e della tournée, “The End Is Nero” – chiaro omaggio al perfido imperatore Nerone.

Ma andiamo al sodo: la performance è stata semplicemente impeccabile. Nettamente superiore a quella cui assistei ben dieci anni fa all’Ippodromo di Capannelle, sempre a Roma. In poco meno di due ore, i Queens Of The Stone Age hanno messo sul banco tutta la loro esperienza e passione per la musica. Su quel palco, mai calcato prima, si sono sentiti subito a casa, conquistando il pubblico con esplosioni di energia pura. Memorabili in questo senso le esecuzioni da infarto di “Monster In The Parasol”, “No One Knows” e della conclusiva “A Song For The Dead”, che hanno fatto vibrare ogni fibra dei presenti (soprattutto gli scalmanati nella calca del parterre).

Non sono mancate alcune lunghe “improvvisazioni”, interpretate con maestria e in scioltezza per coinvolgere al massimo gli spettatori. “Better Living Through Chemistry”, “Make It With Chu” e una super-psichedelica “God Is In The Radio”, dedicata a Mark Lanegan, ci hanno regalato momenti di pura, lunghissima estasi musicale.

Se proprio devo trovare un piccolo neo, direi che un po’ di dispiacere lo ha suscitato la totale assenza di brani tratti dal loro esordio del 1998. Snobbato in toto anche il recente “Villains”, un album in realtà non particolarmente apprezzato da molti. Ma, detto tra noi, lo spettacolo è stato talmente appagante che nessuno è uscito deluso. I Queens Of The Stone Age hanno dimostrato ancora una volta perché sono una delle band più influenti del panorama rock mondiale. Una serata che resterà nel cuore di tutti i presenti, farà rosicare gli sfortunati che avevano acquistato il biglietto per il concerto annullato a Bassano del Grappa appena un giorno dopo e che ci fa sperare in un ritorno non troppo lontano.

In una parola: epico.