All’interno della rassegna I Wonder Stories, dal 20 al 23 gennaio sarà  nelle sale “M.I.A. la cattiva ragazza della musica”, un documentario sull’artista britannica di origini srilankesi considerata uno dei personaggi più anticonformisti e interessanti degli ultimi quindici anni. M.I.A. è cantante, filmaker e artista visuale e si è fatta notare nel 2001 con una mostra di lavori grafici e come autrice di un documentario sulla band Elastica. La sua storia personale e le sue espressioni artistiche sono fortemente influenzate dalla provenienza Tamil, etnia indipendentista di India e Sri Lanka, e dal ruolo del padre come leader della resistenza politica. Significativo in questo senso, e poco ruffiano, il titolo originale del film, “Matangi Maya M.I.A.”, che fa riferimento proprio al percorso che dallo Sri Lanka l’ha portata in Gran Bretagna come rifugiata quando si chiamava Mathangi Arulpragasam, passando per l’adolescenza con il nome Maya, fino alla carriera da popstar sotto lo pseudonimo M.I.A. (acronimo dell’espressione militare Missing In Action). Praticamente una vita geneticamente modellata sull’attitudine al combattimento e all’autoaffermazione, come illustra inconfutabilmente questo film.

Il regista Steve Loveridge, suo compagno di studi alla scuola d’arte Central Saint Martins di Londra, ha raccolto materiale privato girato nell’arco di più di vent’anni. Ci sono la scoperta della musica hip hop, le interviste al padre, il sodalizio personale e professionale con Justine Frischmann degli Elastica. C’è soprattutto, sin dagli albori, la carica espressiva di una ragazza che vuole dire la sua a tutti i costi e che ha individuato in una sfera artistica variamente declinabile il canale per l’attivismo culturale. M.I.A. ha spesso esibito l’orgoglio di essere la prima artista Tamil dello show business occidentale, tra le tante occasioni anche in quella della candidatura all’Oscar per la partecipazione alla colonna sonora del film “Millionaire”. Si è occupata delle problematiche delle migrazioni e dei rifugiati, avendo come punto fermo la musica etnica e le sue possibili combinazioni con hip hop, elettronica e trap nel processo di creazione di un mashup vibrante di suoni multiculturali. Chissà  se non ci fosse stata la resistenza delle Tigri Tamil se avremmo assistito al fenomeno M.I.A. Magari la sindrome della cattiva ragazza si sarebbe manifestata lo stesso ma forse non si sarebbe imposta con la stessa forza mediatica.

Il film è stato un successo di critica premiato al Sundance Film Festival. è un documentario senza troppi filtri che mostra una storia a tutto tondo, evidenziando le contraddizioni sia della sua protagonista sia del mondo dello spettacolo in cui si muove. Di M.I.A. emerge l’immagine di una ragazza tosta e determinata ma a volte anche fragile e superficiale. Questa complessità , però, è un rischio che capita quando si vuole combattere un sistema dal suo interno. Qual è la tua posizione ufficiale su quel gesto? chiede la voce fuori campo riferendosi al dito medio mostrato al Superbowl con Madonna che provocò polemiche feroci e una multa parecchio salata. Non ce l’ho risponde lei. è stato un gesto spirituale.