Andy Burrows è stato il batterista in un paio di band piuttosto note come i Razorlight e i We Are Scientists: quando ancora faceva parte di questi gruppi aveva comunque iniziato anche il suo progetto solista, che è proseguito nel corso degli anni con la pubblicazione di ben quattro album. Il suo nuovo LP, “Reasons To Stay Alive”, che uscirà  (via Fiction Records) proprio tra pochi giorni ““ e più precisamente venerdì 1 ° febbraio ““ nasce dalla collaborazione con il noto scrittore Matt Haig: se Matt si è occupato dei testi, ispirati ai suoi libri, Andy, invece, ha costruito magistralmente la musica. Noi di Indieforbunnies.com lo scorso novembre abbiamo avuto l’occasione di scambiare due chiacchiere con il musicista nativo di Winchester poco prima del suo concerto al Paladozza di Bologna, dove apriva per gli Editors. Ecco cosa ci ha raccontato:

Ciao Andy, benvenuto sulle pagine di Indieforbunnies.com e grazie per il tempo che ci stai dedicando. Quella di questa sera è la tua prima volta in Italia con il tuo progetto solista?

Sì, credo di sì.

Sei già  stato qui quando suonavi con i Razorlight o con i We Are Scientists, invece?

Sì, sicuramente con i We Are Scientists. Loro hanno suonato molte volte qui in Italia.

Possibile che abbiate suonato anche qui a Bologna al Covo Club?

Credo proprio di sì, ma è la mia prima volta da solo. Abbiamo sempre suonato in venue piccole, quella di stasera è anche la prima volta che suono in un posto così grande (qui in Italia).

Ho visto gli Editors per la prima volta al Reading Festival nel 2005. Credo che allora avessero pubblicato solo un album (“The Back Room”). Che cosa ti aspetti dal concerto di stasera e anche dai prossimi in cui aprirai per loro?

Sono posti grandi, dove è possibile incontrare nuovi fan e nuove persone.

Avrai un pubblico piuttosto grande tutte le sere.

Ho iniziato ieri sera ad aprire i loro concerti a Linz in Austria. Sono fantastici live, veramente molto brillanti. Non so cosa aspettarmi. E’ bello essere qui insieme a Tom e agli altri ragazzi della band.

So che siete amici da parecchio tempo e avete anche collaborato insieme.

Sì, abbiamo creato musica insieme e quindi mi fa piacere essere qui con loro.

Quindi trovi un’atmosfera amichevole?

Sì, assolutamente. Mi trovo molto bene. Vedremo stasera quali reaziani avranno i fan italiani.

Come stavamo dicendo prima, in passato hai suonato con i Razorlight e con i We Are Scientists: posso chiederti che cosa hai imparato da queste esperienze? Hai preso qualche elemento da queste band per questo tuo progetto solista?

Sì, è molto probabile. Impari molto suonando insieme ad altre persone. Ovviamente in quelle band le dinamiche erano diverse, visto che ero il batterista. Ho imparato molte cose sulle persone, sulle loro esibizioni e sul loro modo di comunicare le loro idee attraverso la musica. Ho imparato molto dalle altre band in cui sono stato. Credo che si impari qualcosa da ogni persona con cui si lavora. Sono stato fortunato a poter avere ruoli differenti in band diverse. Probabilmente tiro fuori quello che ho imparato per il mio materiale solista. Alla fine credo che impariamo sempre dalle altre persone.

Sono d’accordo con te al 100%. Hai scritto musica anche per qualche serie TV e per qualche film: è un’esperienza che ti è piaciuta? Pensi che sia una cosa che potresti ripetere in futuro?

Sì. Credo che sia qualcosa che molti musicisti vorrebbero fare, soprattutto quando si diventa più anziani, visto che è una parte della musica che non comprende il dover andare in tour.
Credo che sia una cosa molto importante (per un musicista) perchè gli dà  la possibilità  di far conoscere la sua musica in maniera molto più vasta. Credo che comporre musica per i film sia qualcosa di fantastico da realizzare. Anche se per ora ho fatto solo poche cose, spero che mi capiterà  ancora in futuro questa occasione.

Quindi pensi che potresti rifare ancora questa cosa in futuro?

Sì, assolutamente. Mi piacerebbe fare questo tipo di cosa. Penso che ci potrà  essere ancora la possibilità  in futuro. Vedremo cosa succederà .

Parlando del tuo nuovo album, “Reasons To Stay Alive”, ho letto che con Matt Haig inizialmente vi siete sentiti attraverso Twitter. Ti posso chiedere come è poi evoluta la vostra collaborazione?

Lo seguivo su Twitter e c’erano alcune cose che pubblicava che mi piacevano e altre meno, ma lo trovavo interessante. Stavo cercando di scrivere un nuovo album solista o almeno della nuova musica, ma volevo fare qualcosa che non avevo mai fatto prima. Allora ho pensato che sarebbe stato interessante trovare una persona che mi scrivesse i testi, proprio per avere un punto di vista differente. Lui era molto interessato e abbiamo iniziato cercando di fare una rock-opera animata di “Hansel E Gretel”, ma poi ci siamo accorti che ci piaceva di più scrivere canzoni pop e così siamo andati avanti con il nostro cammino fino a quando non abbiamo fatto questo album.

Tu hai scritto la musica e Matt i testi: ci puoi raccontare che esperienza è stata per te? Come ha funzionato il vostro processo creativo?

E’ stato diretto poichè lui mi ha mandato dei testi completi.

Quindi tu dovevi creare la musica per i suoi testi?

Sì, è stato molto bello. Matt ama molto la musica, quindi mentre scriveva pensava alla struttura verso-coro, non era qualcosa di completamente astratto. Abbiamo dovuto fare un po’ di editing, ma è stato veramente un processo molto bello. Per me i testi sono sempre la parte più dura da scrivere. E, nonostante non le avessi scritte io, sentivo le sue parole come mie. Credo che questa sia la cosa più importante per le sensazioni delle canzoni.

Anche se i testi non li hai scritti tu, di che cosa parlano le canzoni?

Parlano di cose di tutti i giorni, della salute mentale, della depressione con cui Matt ha dovuto combattere. Sono abbastanza scure, ma ci sono anche canzoni più luminose che, invece, parlano di relazioni sentimentali, di amore e di persone. Credo che alla fine dei conti sia un disco positivo e ottimista.

Credo che sia ciò di cui la gente ha bisogno in questo periodo così buio.

Sì, sono d’accordo con te.

Che cosa ne pensi della Brexit?

E’ un vero disastro. E’ una vergogna. E’ qualcosa che mi deprime parecchio.

La press-release dice che le tue influenze musicali si trovano tra Elton John, i Supertramp e i Queen: ti posso chiedere come riescono a funzionare insieme?

Mi sono sempre piaciute le melodie e amo la musica di Elton John e in particolare i suoi dischi “Honky Chateau” (1972) e “Goodbye Yellow Brick Road” (1973). E poi chi non ama i Queen?

Ovviamente. Frank Turner li definisce sempre un “guilty pleasure”.

Sì, assolutamente. Mi piacciono anche tante band indie, ma amo soprattutto le canzoni pop.

Come mi dicevi pochi minuti fa, le tue nuove canzoni sono poppy, hanno arrangiamenti molto belli, fiati, archi e sono molto eleganti. Ci puoi parlare della creazione di questa musica? E’ stato qualcosa di nuovo per te?

In realtà  nei miei due album passati c’erano alcuni archi. Ho lavorato con il produttore Tim Baxter, con cui avevo già  collaborato nel mio album con Tom Smith: l’abbiamo creato insieme nel suo fienile all’interno della sua casa. E’ sembrata una cosa abbastanza famigliare. Credo che nei termini della sua strumentazione il disco abbia una formazione piuttosto vecchia scuola: ha chitarra, basso, batteria, piano, voce, alcuni archi.

Un’altra cosa che ho sentito, ascoltando il tuo disco, è il suo spirito molto british. Sei d’accordo.

Sì, certo, ma non Brexit british! (ridiamo) Credo che la tua possa essere una definizione esatta.

Il tuo nuovo album verrà  realizzato anche in vinile: che cosa ne pensi di questo formato che è tornato in maniera importante negli ultimi anni? Ti piace?

Credo che sia fantastico. Mi piace molto, ha la dimensione giusta e suona in maniera meravigliosa. Credo che la maggior parte degli artisti a cui avrai fatto questa domanda ti avranno risposto nello stesso modo.

Un’ultima domanda, Andy: per favore puoi scegliere una tua canzone, vecchia o nuova, da usare come soundtrack di questa nostra intervista?

Certo. Direi “Barcelona”, il primo singolo dal mio nuovo album.

Perfetto. Grazie infinite per il tempo che mi hai dedicato. Spero di vederti presto qui in Italia.

Grazie a te. Credo che tornerò in primavera.