“Calcutta al Palasport è come andare all’Olimpico a vedere Roma-Barcellona“.
Ecco cosa mi hanno detto poco prima di andare verso il palazzetto ieri sera: le due date sold out testimoniano sostanzialmente la veridicità di questa frase, che anche se iperbolica, ci dà una dimensione esatta di quello che oggi, tra il 5 e il 6 febbraio 2019, è Calcutta.
L’ho visto in ogni salsa il buon Edoardo e questa volta la sensazione è che sul palco a spiccare non sia più solo il suo lato estroso, ma anche il lavoro di un team incredibile, che insieme ad altre realtà , ha cambiato il volto del pop italiano.
Un percorso di crescita che merita assolutamente una cornice come quella di ieri sera, dove ogni cosa è perfettamente al suo posto. Anche la scelta dell’ospite (Cosmo), che l’ha accompagnato nella poco amata (da lui) “Oroscopo”, è perfetta per esprimere e sintetizzare il picco massimo della nuova musica pop italiana.
Lo show è pensato dall’inizio alla fine come una sequenza cinematografica di emozioni, azioni, reazioni; il palco è un set dove va in scena, in modo quasi teatrale, un concerto surreale.
A funzionare sono anche gli intermezzi come il video di “Lettieri”, girato a New York o la video-poesia di Gioacchino Turù: momenti di esatta esaltazione di valori poetici che possono sembrare caotici ma hanno una profondità unica e contemporanea.
Ogni elemento artistico di Calcutta è cresciuto e diventato solido: anche la durata del live è perfetta, in pieno stile da festival internazionale, non c’è prolissità , ma musica suonata magistralmente da Giovanni Imparato (Colombre) e Alberto Paone, giusto per citare due colonne del muro del suono costruito sul palco.
L’avvicinamento al concerto è curato dalla stessa Bomba Dischi, che con Calcutta ha saputo vincere ogni scommessa.
Ogni canzone, all’orecchio del fan, è ormai un classico, è infatti impossibile sentire nell’ora e trenta circa di musica un solo momento di stasi e silenzio: tutto è molto corale, da stadio.
L’uso degli ospiti, nel tour in generale, è il sale di ciò che è Calcutta, un artista che usa le contaminazioni in modo assolutamente personale: a conferma di questo basta vedere le playlist presenti sul suo Spotify, dove si viaggia da Anna Oxa ai My Bloody Valentine.
Un palasport e una serata come questa appena passata sono più di una prova di maturità personale. A uscirne a testa alta, o perlomeno con una nuova consapevolezza, è la nostra nuova musica pop. Non a caso, in meno di una settimana, Cosmo fa un pienone al Forum e Calcutta stampa un x2 a Roma.