di Federica Stanca
Nella lunga attesa che precede l’inizio del concerto, ho modo di osservare (sia fuori nella fila, sia all’interno della venue) il pubblico che stasera si presenta ad assistere al live di questo artista sempre più in rampa di lancio: se inizialmente mi appare sorprendentemente adolescenziale, giovane e soprattutto di sesso femminile, noto, a poco a poco, che l’audience si fa man mano sempre più perfettamente eterogenea, confermando l’occhio e l’orecchio attento del popolo londionese che non si fa certo sfuggire tali importanti novita, prescindendo da età , generazione e classe sociale.
Come dicevo, si fa attendere il giovane inglesino. Una performance non memorabile del gruppo spalla non fa passare a dovere il tempo, ma l’ attesa viene ripagata da un ingresso strepitoso di Sam: un super energico attacco con “Millennial” carica di “electric sparks” tutto il palcoscenico. Fin dalle prime canzoni il Nostro si rivela vocalmente perfetto, così come dal punto di vista tecnico, tanto da rendere quasi difficile distinguere le canzoni dalle loro versioni ufficiali in studio, se non fosse per la genuinita’ e la freschezza degli strumenti suonati live che lo accompagnano, ma dirò di più, a tratti la sua voce si carica di virtuosismi particolari che nell EP non si sentono e che confermano anche tutta la sua potenza e carica canora.
Sam alterna fin da subito sue hits e pezzi del nuovo album in uscita, che confermano il suo stile e la sua personalita’, sia musicalmente che nei testi impegnati (vedasi “White Privilege”). Il pubblico esplode pero con “Dead Boys” e canta il ritornello a squarciagola saltellando infervorito. Tutto il concerto procede comunque abbastanza composto, anche Sam parla poco, interagisce timidamente con il pubblico, e non fa altro che, al massimo, ringraziare, restando semplicemente sorpreso e meravigliato dai prolungati applausi e dalle urla di approvazione: sicuramente non si aspettava un’accoglienza così calorosa.
Le “chicche” del concerto arrivano pero all’attacco del bis (secondo ingresso sul palco), in cui Sam si ripresenta da solo senza band , con la sua chitarra, e suona “Leave Fast”, rendendola ancora forse più triste e malinconica di quanto gia’ non lo sia, ma riempiendola di ulteriore magia. Si procede alternando pezzi da solo a pezzi risuonati con l’ intera band, e viene aggiunta verso la fine la cover di “Dancing in the Dark” di Springsteen, rivisitata in chiave quasi acustica e 100% indie, accompagnata nuovamente solo dalla sua chitarra, resa in perfetto stile “Fenderiano”: cosi suonata, a mio avviso, è quasi piu bella dell’originale.
A fine concerto un quasi timido, ma allo stesso tempo sorridente e felice, Sam Fender continua a ringraziare senza sosta il pubblico, che lascia la venue mille volte ancora piu soddisfatto di lui stesso.
Ottimo concerto dall inizio alla fine e sold out meritatissimo per questa giovane promessa della scena indie rock British.
Photo Credit: Paul Hudson from United Kingdom, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons