I pionieri del kraut-rock e della techno-pop (fate vobis) tornano ad esibirsi a Roma, questa volta all’aperto, portando il proprio show in 3-D nella stupenda cornice del Teatro Romano di Ostia Antica. Ed è proprio il connubio tra storia e futuro a dare vita a uno di quei live magici da cui non vorresti mai andare via. D’altronde vedere vecchi monitor, piogge di codici binari, robot, sagome pixelate e ufo aleggiare indisturbati su queste rovine romane non è cosa di tutti i giorni.

Noi assistiamo alla prima delle due date previste e a giudicare dalla fila chilometrica che ci attende all’ingresso si intuisce la voglia di voler assistere a quello che più che un concerto si rivelerà  essere una vera e propria esperienza, dove si viene catapultati per oltre due ore nel mondo futuristico immaginato da Ralf e Florian nel loro Kling Klang studio di Dusseldorf cinquant’anni fa.

Preso il nostro kit customizzato contenente i famosi occhialini 3-D le cui stecche riportano l’effige della band e le cifre di “Numbers” prendiamo posto sulla gradinata di pietra; il pubblico è eterogeneo, abbraccia ogni genere e fascia d’età , compresi gli immancabili sfoggiatori delle t-shirt dei Joy Division.

Non è ancora calato il sole quando, alle 21 spaccate, con puntualità  teutonica, i Kraftwerk avvolti nelle loro tute a led salgono sul palco, che gli effetti ci mostreranno più volte essere l’interno di una navicella spaziale, prendendo il controllo delle loro robo-postazioni. Ralf Hutter, unico membro originario rimasto, nelle vesti di capitan Kirk dirige l’Enterprise dalla postazione più a sinistra del palco mentre il sole va quasi spegnendosi sui resti archeologici del parco. Il Mensch-Maschine dà  il via alle danze proprio con “Numbers”: il megaschermo alle spalle della band impazzisce di numeri che grazie al 3-D ci vengono letteralmente tirati addosso.

Da lì in poi è un crescendo in cui tecnologia e musica si legano indissolubilmente raggiungendo vette altissime, vengono sciorinati uno dopo l’altro i pezzi storici sincronizzati al millesimo con i visuals e l’effetto tridimensionale: marzialità  robotica al servizio di occhi e orecchie. L’interazione dei quattro con ciò che viene proiettato è pressochè perfetta, come quando Ralf a colpi di transistor cambia stazione radio all’interno del maggiolino che viaggia a tutta velocità  su “Autobahn”, o la materializzazione di una cascata di satelliti che prende vita sul crescendo di “Spacelab”, e ancora gli slogan kraftwerkiani fatti emregere in stile propagandistico russo da inizi del secolo scorso.

“Radioactivity” riprende vita aggiornata alle ultime catastrofi nucleari (vedi Fukushima) e riarrangiata più claustrofobica che mai, mentre il riff di “Computer Love” suonato live fa soccombere anche il più strenuo difensore di “Talk” dei Coldplay. Come non sottolineare poi l’omaggio tutto italiano: si parte con un visual creato ad hoc in cui un disco volante sorvola i monumenti di Roma per poi atterrare proprio tra le rovine degli scavi di Ostia, e si tocca il cielo con “Pocket Calculator”, cantata da Ralf in italiano, dove i suoi “Sotragoooo” e “Agiungooo” spezzano l’afa notturna.

Il cerchio si chiude sulla coda lunga di “Musique Non Stop”, dove uno alla volta i Kraftwerk si congedano lasciando per ultimo sul palco Ralf che con fare robotico pronuncia le uniche due parole della serata rivolte alla platea “Buonasera, Auf Wiedersehen”. Questi quattro attempati signori (quasi 300 anni in quattro), sanno ancora come lasciare a bocca aperta. E che sia davvero un arrivederci a presto. Memorabili!