di Simone Bonetti

Sold out facilmente prevedibile al Live Club per l’esibizione dei Lacuna Coil, senza ombra di dubbio il gruppo metal italiano più famoso al mondo, supportati a dovere da due band con la caratteristica in comune di avere come “frontwoman” delle (belle) vocalist: gli Infected Rain (nu-metal imbastardito da suoni industrial-noise) e gli Eluveitie (folk-metal). Non c’è comunque partita con lo splendore di Cristina, leader storica dei Lacuna e conosciuta dai più solamente per aver fatto da giudice nell’edizione 2018 dello show televisivo “The Voice of Italy”.

Con molta sorpresa noto che c’è già  una foltissima presenza di pubblico per l’esibizione degli Infected Rain, capitanati da una vocalist che parla un italiano quasi perfetto nonostante la nazionalità  moldava. Come sempre accade per i gruppi di supporto (e ne faranno le spese anche gli Eluveitie poco più tardi) le sonorità  non arrivano nitidissime alle nostre orecchie, ma nel complesso entrambe le esibizioni delle band sono state più che dignitose.

Alle 22 in punto salgono sul palco i Lacuna Coil, aprendo lo show con la splendida “Blood, Tears, Dust” tratta dal loro penultimo album “Delirium”. Il concerto prosegue con 4 soli capitoli tratti dalla loro ultima fatica “Black Anima” e la cosa mi sorprende non poco in quanto, solitamente, quasi tutti cercano di promuovere al meglio on stage le tracce dell’album appena uscito. Non è così per i Lacuna, che preferiscono esibirsi sulle note dei loro cavalli di battaglia, quali “Trip the Darkness” e “Our Truth”, per proseguire poi con le nuove granitiche “Layers of Time” e “Reckless”.

La più riuscita è la meravigliosa “House of Shame”, seguita a ruota dall’erotica “Veneficium” e dalla hit “Spellbound”. In chiusura si rallenta un po’ con la loro classica cover dei Depeche Mode “Enjoy the Silence” e la natalizia “Naughty Christmas” che consiglio vivamente e chi vorrebbe far avvicinare alla musica metal i più piccini, prima che si perdano attratti da qualche pseudo-moda del momento.

Alla fine non potevano mancare le ormai ventennali “Heaven’s a lie” e “Swamped”, canzoni che hanno davvero fatto esplodere a livello mondiale questa band e che si prestano molto bene ad essere eseguite “live” rispetto agli ultimi lavori, più complessi e quindi più difficoltosi da essere riproposti fedelmente on stage.

Nonostante il volume nel complesso mi sia sembrato un po’ bassino, nonostante la chitarra fosse un po’ nascosta dal suono degli altri strumenti e nonostante la durata di soli 75 minuti (Cristina ci ha tenuto a farci sapere che non dipendeva da loro, sarà  vero?) lo show è stato molto coinvolgente e godibile. Davvero ottima la sua prestazione vocale, sezione ritmica in gran spolvero e dignitosa anche la performance dell’altro vocalist Andrea, il quale negli anni è decisamente migliorato.