Un ottimo esordio discografico per Gibilrossa, autore e musicista che pare avere il sole e la terra riarsa della Sicilia tutta aggrappata alle corde vocali e alle sue dita da menestrello.
“Principianti” è un titolo evocativo, che sembra preludiare all’ascolto di qualcosa di acerbo, di non finito; invece, sin dai primi passi mossi leggeri da Gibilrossa su un fingerpicking in funambolico equilibrio tra De Gregori e Cohen, emerge uno studio ponderato di equilibri, riferimenti e atti coraggiosi per un mercato come quello nostrano, fin troppo adagiato su luoghi comuni e scatole a tenuta stagna.
Gibilrossa allestisce un parco giochi di suoni e impressioni, regalando immagini sonore efficaci e quasi bucoliche; a primo ascolto, non possono che crearsi analogie – puramente simboliche, perchè il mezzo tecnico e musicale utilizzato è certamente originale – con l’ultimo disco di Iosonouncane: se “Stormi” lasciava aprire l’orecchio e il cuore dell’ascoltatore su campi infiniti, il giovane cantautore siciliano sembra seguirne le orme, architettando con garbo e gusto un’impalcatura musicale capace di esprimersi attraverso gesti piccoli, ma pregni di echi e di ponti con l’immaginifico.
La presenza testuale, di chiaro stampo deandreiano (i nomi elencati nella descrizione finale di Principianti non possono che rimandare, in un modo o nell’altro, a “La Collina” di “Non al denaro, non all’amore nè al cielo“) è limitata all’ultima sezione di quella che pare essere una ben degna ouverture per un progetto che, ne sono certo, ha tutte le carte in regola per farsi ascoltare, in futuro, con piacere e curiosità .