Percorso accidentato ma ricco di soddisfazioni quello dei The Honeydrips, progetto solista dello svedese Mikael Carlsson. Tre album più questo che esce un po’ a sorpresa, tredici anni dopo l’exploit di un “Here Comes The Future” capace di conquistare consensi di pubblicazioni e siti molto esigenti (8.4 su Pitchfork). Il futuro tanto atteso è arrivato, diverso dalle aspettative ma Carlsson rimane un inguaribile ottimista.
Si fa letteralmente in quattro per regalare buonumore con l’aiuto di Tor Sjödèn dei Viagra Boys alla batteria e Josefine Fagerström alle tastiere. Il tocco ambientalista di “Here Comes The Sun #1” dimostra fin dalle prime note che le preoccupazioni dei The Honeydrips sono molto moderne. Il titolo dell’album non è l’unico l’omaggio ai Beatles, visto l’arrangiamento che ricorda il periodo indiano dei Fab Four con un pizzico di melodie sixties.
Le sapienti mani di Carlsson regalano momenti di soul psichedelico come “Loyal Alibi” o “Sleep The Day Away” e altri più sperimentali in cui convivono pop e elettronica (“Postcard”, “Penny Dreadful”) ritmi agrodolci che raggiungono il culmine nella brillante “Linda Says”. Interessante anche “Fatima Says (reprise)” che rielabora e in certo senso completa un brano uscito su “In The City” cinque anni fa.
Il finale è tutto per “Here Comes The Sun #2”: cinque minuti ritmati e vivaci, in cui le influenze californiane anni sessanta / settanta sono particolarmente evidenti. L’album numero quattro insomma mette in mostra un lato diverso di Mikael Carlsson espandendo alcune parti del sound esplorato nel disco precedente, “Give Each Other Some Solance”, senza ripetere quanto fatto in passato.
Credit foto: Erik Sandberg