Il secondo album dei White Stripes è un viaggio attraverso innumerevoli stili musicali ed espressivi; un disco eterogeneo ed accattivante che non ha alcun timore nel mescolare orecchiabile bubblegum-pop, garage rock, blues, cabaret, rock, nel nome di quel movimento artistico olandese che all’inizio del Novecento, prima che il nazismo sconvolgesse l’Europa ed il mondo, proponeva forme e trame astratte divertenti e colorate esclusivamente di rosso, blu, giallo, bianco e nero.
Colori che ritroviamo anche nel lavoro di Jack e Meg: il giallo melodico, solare ed incline alle leggere sfumature pop di “I’m Pretty Good Looking“; il rosso denso e nervoso del garage-rock di “Hello Operator”; le cupe e profonde vibrazioni blues di “Little Bird”, uno sfondo nero nel quale la batteria di Meg richiama dal nulla improvvisi lampi di luce bianca ed accecante; le suadenti figure blu che entrano in scena nella ballata teatrale “Apple Blossom”.
“De Stijl” amplifica le nostre percezioni sensoriali: il suo antico e penetrante profumo blues-rock, il suo approccio lo-fi, la chitarra pulita di Jack White, la sua voce confortevole, l’attitudine punk-rock, un approccio beatlesiano alle melodie, fanno sì che la nostra retina riesca a catturare immagini che normalmente ci sfuggono o che riusciamo a percepire solamente per pochi istanti. Visioni essenziali e geometriche, linee verticali ed orizzontali che si incontrano nello spazio dominato da due, tre colori primari. C’è qualcosa di potente e misterioso in queste rappresentazioni visuali, evocate dalla musica della band americana; si tratta, in fondo, delle stesse leggi che governano il nostro Universo, ma che qui assumono una forma diversa: più plastica, più razionale, più sostanziale, ma non per questo priva di quello slancio emotivo e passionale che caratterizza gli esseri umani. Slancio che ritroviamo nelle romantiche e suggestive atmosfere di “Sister, Do You Know My Name?” o nel fuoco struggente, minaccioso e rockeggiante di “Why Can’t You Be Nicer To Me?”. La fine del disco è affidata al blues di “Your Southern Can Is Mine”, un blues semplice e veritiero che arriva dritto al cuore, come spesso avviene con i White Stripes, e che ha il significativo effetto di farci sentire meno soli ed abbandonati a noi stessi in questo immenso e sterminato quadro che è l’Universo.
Pubblicazione: 20 giugno 2000
Durata: 37:31
Dischi: 1
Tracce: 13
Genere: Punk Blues, Garage Rock
Etichetta: Sympathy For The Record Industry
Produttore: Jack White
Registrazione: 1999-2000
1.”You’re Pretty Good Looking (For a Girl)” – 1:49
2.”Hello Operator” – 2:36
3.”Little Bird” – 3:06
4.”Apple Blossom” – 2:13
5.”I’m Bound to Pack It Up” – 3:09
6.”Death Letter” – 4:29
7.”Sister, Do You Know My Name?” – 2:52
8.”Truth Doesn’t Make a Noise” – 3:14
9.”A Boy’s Best Friend” – 4:22
10.”Let’s Build a Home” – 1:58
11.”Jumble, Jumble” – 1:53
12.”Why Can’t You Be Nicer to Me?” – 3:22
13.”Your Southern Can Is Mine” – 2:29