è difficile cominciare a parlare di “The Halfduck Mystery” sopratutto dopo il primo ascolto dato che ci troviamo dinanzi ad un album spiazzante. Non è solo un simpatico esperimento sonoro in cui si sovrappongono suoni provenienti dagli anni ’60, dal country al rock psichedelico, ma un lavoro di concetto, ingombrante, difficile da collocare.
Innanzitutto parliamo di un album veramente personale, denso, in cui si moltiplicano gli stati d’animo, visionario ed eccessivo, due qualità difficili da reperire nell’universo musicale odierno.
Tutto è ben calibrato, anche l’elemento burlesco, nulla cede all’ordinario e si viaggia su rotte affascinanti, dominate da paesaggi acustici blues, fangosi, sterminati.
Sicuramente è più complesso rispetto a “Beach Party”, un esordio che lasciò a bocca aperta numerose persone, e Alberto Mariotti (questo è il vero nome di Samuel Katarro) si fa affiancare da musicisti di un certo livello dando vita ai suoi sogni e alle sue ossessioni.
I suoi punti di riferimento non sono poca cosa : ascoltando “Pop Skull” si ritrovano i Creedence Clearwater Revival, in “Rustling” le influenze wyattiane, e “9V”, secondo l’autore, potrebbe averla scritta John Lennon se fosse stato uno stronzo paranoico.
Samuel Katarro prende letteralmente l’ascoltatore per il collo, lo tira in un vortice impetuoso per poi lasciarlo in balia di se stesso, senza scampo. Non tende una mano, pensa solo a costruire un immaginario fatto di carillon, glockenspiel, tastiere, harmonium e la sua voce usata come strumento.
Un artista incosciente, sregolato, autentico, che si è messo in discussione riuscendo, però, ad imporre una poetica precisa, un luna park di emozioni sfibrate, acide, allucinate.
Se si viaggia in superficie, “The Halfduck Mystery” potrebbe apparire un atipico pastiche sonoro, magari mal assemblato, invece è semplicemente la salvifica prospettiva a cui deve tendere la musica italiana.
Peccato che si ostini a comporre in inglese, disseminando anche tracce delle sue lezioni, ma, purtroppo, è un difetto (o un vizio) che molti artisti hanno e si ostinano ad avere.
A noi basta il ritratto ambizioso di questo semipapero, disegnato col carboncino in un modo anche un po’ autocompiaciuto, e la sicurezza che qualcosa di concreto, in questa sterminata giungla di registrazioni senza fiato, ci sia.
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2. Pink Clouds Over The Semipapero (Includes First English Lesson)
3. Pop Skull
4. The First Years Of Bobby Bunny
5. 9V
6. Three Minutes In California
7. “‘s Hertogenbosch Blues Festival
8. I Am The Musonator
9. You’re An Animal!
10. Sudden Death (Includes Last English Lesson)