Una delle più soddisfacenti scoperte di questo 2020 è sicuramente quella dei Man of Moon.
Chris Bainbridge e Michael Reid, amici sin dai tempi del college, hanno finalmente sfornato il loro longplay d’esordio, dove la prima produzione risale addirittura al 2014.
“Dark Sea” è un album evocativo, potente, psichedelico, la chitarra elettrica di Bainbridge con la sua carica distorta ed effettata e il lavoro sulle pelli di Reid si legano con un’alchimia che definire speciale pare quantomeno doveroso.
La resa atmosferica è garantita, le progressioni fiere e strutturate, le deflagrazioni soniche curate ed intense, la scaletta riesce a bilanciare ottimamente i momenti più vigorosi e noisy a quelli più cerebrali e lisergici (“Black Snow”, “Ride The Waves” e “Coming Back” con i loro richiami ai Radiohead). Decennali lezioni del post-punk più plumbeo e del rock più psichedelico sono state comprese, assimilate, rielaborate con personalità .
Gli scozzesi non si tirano certo indietro nemmeno sul lato melodico dove gli inneschi e le trame sono di alto livello (“Stranger”, “Rust”) e trovano eccezionale sposalizio con la loro indole chiassosa e trascinante. Pezzi come “The Road”, “When We Were Young” o “Rust” sono a dir poco eccellenti, ma in generale è l’album tutto ad impressionare per la mancanza di passaggi a vuoto o di momenti comunque qualitativamente inferiori rispetto alla media.
Passione, energia, talento: i Man of Moon con “Dark Sea” hanno fatto centro.