William Pierce Butler è il fratellino di Win Butler, frontman e socio di maggioranza degli Arcade Fire: i bene informati/le malelingue vogliono anche che ad esso sia dovuta/che esso sia reo della svolta sintetica dello stesso collettivo canadese, apprezzata/mal digerita da molti loro estimatori della prima ora.
Dopo “Policy” del 2015, rieccolo con questo “Generations”, uscito grazie alla fidata Merge Records.
Mettiamola così: se la virata stilistica sovra richiamata degli Arcade Fire è di vostro gradimento, l’amore per la band è alto, la stima per l’artista elevata, la voglia di metterlo alla prova altrettanto presente, questo disco può fare per voi. Will, orgogliosamente mormone, è abile polistrumentista e si muove con disinvoltura tra generi, dall’indietronica al pop sintetico più lascivo, passando per sentieri folk e country, soul e gospel, laddove i cori (tra le cui voci anche quella della compagna Jenny Shore) adornano l’offerta. Ci sono anche alcuni spunti magari degni di nota e che potrebbero anche richiamare alla memoria il più famoso collettivo (“Betlehem”, “I Don’t Know What I Don’t Know”, “Close My Eyes”) e Will ci mette senza dubbio del proprio, laddove la scrittura appare curata, pur essendo la materia prima certo non aliena al dejà senti.
Qualora invece non siete del partito di cui sopra e non avete aprioristicamente quella quarantina di minuti da dedicare a questo “Generations”, il consiglio è di passare in scioltezza oltre, senza particolari pensieri circa l’aver lasciato qualche tipo di spessore qualitativo per strada, o che vi venga voglia di andare un giorno a riprenderlo tra le mani.
Scegliete pure, noi un’idea ce la siamo fatta. Magari può tornare utile anche a voi.