Perchè quelli che non vogliono che Clara sono superiori ai moralisti e ai mistici dell’Occidente?
Sono evidentemente tutti citazionisti, passatisti e programmaticamente romantici. Vivono tutti in una fotografia desaturata che ritrae campagne provenzali e scenari di alienazione industriale. Si fanno ritrarre a braccetto con Tenco, Bindi, Ciampi, De Gregori, qualche volta con il Gino Paoli migliore. Sognano trasferte impossibili in compagnia di Phil Spector, forse pure di Serge Gainsbourg, e hanno la tendenza nervosa a parlare di ‘quello che rimane dell’amore’.
In questa fotografia generazionale, quelli che non vogliono che Clara si distinguono per una questione di equilibrio e di intimismo. Dei cani si sa quasi tutto: sono domestici o randagi, rabbiosi o affettivi. O raffinati in modo osceno, come in questo caso.
La band bellunese capeggiata da Fabio De Min torna dopo quattro anni di attesa (non è dato sapere se ci voglia più sfiga o coraggio a restare assenti dalle scene per tutto questo tempo, forse è solo una forma di attenzione verso sè stessi e il pubblico da cui molti dovrebbero prendere ispirazione). Lo fanno in modo diretto, ai limiti del radiofonico, con una produzione iper-curata e collaborazioni importanti (Port-Royal, tra gli altri).
“Dei Cani” è all’altezza dei suoi predecessori e forse nei testi dà anche qualcosa di più. “Il Dramma Della Gelosia” somiglia tantissimo ai suoi autori e riesce a essere contemporaneamente vecchissima e inedita, “Gli Anni Dell’Università ” è il pronto soccorso dei nostalgici a perdere, ma è “Il Tuo Carattere E Il Mio” a fare da vertice a una scrittura obliqua, strumentalmente ineccepibile. I Non Voglio Che Clara rischiano anche il recupero di melodie portate all’esasperazione dal collega Bianconi (“Le Guerre”, “L’Estate”), ma riescono sempre a sorvolare sulla banalità . Forse nel disco non c’è molto spazio per l’ironia, tuttavia l’eccesso di sensibilità non può essere annoverato tra i peccati principali della scena italiana attuale.
“Dei Cani” non è evidentemente un disco per tutti, molti troveranno irritante l’adagio sul rimpianto e la mestizia per gli anni che passano, sai la novità , ma quelli che lo ascolteranno da fan o che lo incroceranno per caso non potranno fare a meno di arrendersi alla sua delicata modestia, e indugiare nei suoi quaranta minuti di perfetta consolazione.
Quelli che non vogliono che Clara sono superiori ai mistici perchè sono più bravi del loro citazionismo e sono superiori ai moralisti perchè sono più caldi, saggi e opportuni nei testi. Sfuggono al pastiche pop e ammiccante allo stesso modo in cui rifiutano la retorica snob della complicazione.
Arriva un momento in cui un artista deve smarcarsi dalla tradizione e isolare la propria voce dal contesto, un momento in cui la scelta di significare attraverso la storia non basta più. E malgrado l’intima familiarità di tutti i dischi dei Non Voglio Che Clara, ho l’impressione che loro siano più avanti degli altri in questo percorso. Tutto qui, davvero.