Angus Young ha già annunciato che questo “Power Up”, diciassettesimo album della band, non sarà l’ultimo a firma AC/DC. E questa è cosa buona e giusta. E si, perchè i “nonnetti” dell’hard-rock, quello classico, quello puro, quello scandito dai power chords ci regalano sempre qualcosa di solido su cui mettere i piedi disseminando certezze, come non mai necessarie in questo periodo musicale e non. Gli AC/DC sono tornati, dunque, e lo hanno fatto con i loro soliti accordi, senza orpelli o sperimentazioni alcune ma che proprio per questo motivo rende la band angloaustraliana differente da altre realtà che cercano di farsi largo nell’universo musicale.
Dodici nuove tracce che ripropongono lo stesso copione che difficilmente nella loro carriera ha conosciuto passi falsi (probabilmente solo il precedente “Rock or bust” del 2014), stesso sound ma che si riverbera in tutta la sua contemporaneità e asciuttezza senza perdere il gusto per quella rinomata qualità marchio di fabbrica della band e, brani come l’irruenta opener “Realize” o il primo singolo dall’intro blues ma dal cuore rock ‘n’ roll “Shot In The Dark”, rappresentano appieno il manifesto di questo nuovo e potente ritorno.
Alla cabina di regia torna Brendan O’Brien, e torna pure la graffiante e inconfondibile voce di Brian Johnson che impugna il microfono dopo i noti problemi di udito che l’hanno visto sostituire durante il tour del citato “Rock or Bust” da Axl Rose. Ad imbracciare la sua Gibson SG, manco a dirlo, il professor Angus Young che dal 1973 tiene in piedi la baracca, una delle più importanti e storiche band hard rock della storia della musica. “Power up” segna anche il primo disco, purtroppo, senza il compianto Malcolm Young il quale è stato dignitosamente sostituito dal nipote Stevie Young mentre la sezione ritmica viene riconsegnata alla batteria di Phil Rudd ed al basso di Cliff Williams che si fa sentire in maniera maestosa lungo tutto l’album prevalendo, tuttavia, nella velocissima “Demon Fire”, dove proprio il basso sembra poter raggiungere Beep Beep di Willy il Coyote!
I riffoni di Angus non hanno perso smalto alcuno dettando il sound di ogni episodio, che siano quelli rigogliosi e ritmati di “Kick you when you’re Down”, probabilmente il brano che si lascia preferire su tutti, oppure quelli precisi della successiva “Witch’s Spell” o ancora quelli a sfondo blues di “No Man’s Land” oppure ancora quelli melodici di una coinvolgente “Through The Mists Of Time”.
L’imperitura onda di una band, che con il passare del tempo e con alle spalle una produzione mostruosa composta da picchi altissimi non cede un minimo briciolo di grinta e passione e che ancora oggi riesce a tirare fuori un album come “Power Up”, ha del miracoloso soprattutto perchè, ricordiamoci, che Angus e soci non hanno davvero nulla da dimostrare. Sono gli AC/DC.
Credit Foto: Josh Cheuse