Il vero scopo dello scrivere canzoni – almeno, per me – non è quello di fornire risposte a tutte le domande della vita.
Sono convinto che scrivere, condividere, suonare e ascoltare le canzoni possa farci sentire meno soli nei nostri dubbi.

Austin Crane ““ conosciuto come Valley Maker – dopo sei anni trascorsi a Seattle, si trova in procinto di preparare i bagagli per tornare alla sua culla nativa: il South Carolina. Un sentito “nostos” che porterà  a galla le preoccupazioni e le sensibilità  del cantautore; circa tutto ciò che sogna e circa tutto ciò che è andato. Sulla scia di queste suggestive sensazioni, sarà  ispirato alla composizione di una manciata di canzoni profondamente meditative.

Un folk rustico limato da intrinseche patine ambient, da percussioni pulverulente – come un vagante arbusto secco – e dalla graziosità  timbrica di Amy Godwin. Un sound ispirato dagli arrangiamenti bucolici di “Desire” (1976) di Bob Dylan. Stando alle influenze extra-musicali, sarà  “Walden” di Thoreau a riecheggiare nel corso del disco.
Le canzoni di Austin Crane hanno tutta l’aria di esser state improvvisate davanti al calore di un fuoco, acceso nel cuore di un bosco, al fianco degli amici più cari e del frinire dei grilli.

Una questione molto cara a “When The Day Leaves” è l’affievolimento sempre più consistente della connessione spirituale che si stabilisce col prossimo.
Valley Maker si comporta come portavoce di una generazione diffidente nei confronti della classe dirigente. Una generazione che individua nella natura e nella musica l’unico rifugio; nonchè, occasione di profonda connessione con l’altro.

Come spiega lo stesso autore, il nome del disco – da un lato – riflette l’ascesa del male dei nostri tempi. Un male che risuona nelle diverse ingiustizie che le persone di colore subiscono in America, nella crisi climatica e nel misero fallimento – da parte di un leader e della collettività  – di salvare vite umane durante questa pandemia.
Dall’altro lato, medita sulla bellezza dei momenti: come il modo in cui un tramonto possa amalgamarci con madre natura – e far rendere conto quanto sia importante realizzare e godersi tali momenti.
Infine, tratta l’imponente sfida del cavalcare l’onda della ciclicità  del tempo, cercando di trovare pace e benessere in ognuna delle variegate stagioni della vita.

In tempi di Covid-19, un disco “on the road” – che ci permetta di viaggiare, nel senso più platonico del termine, tra le valli naturali più disperse ed incontaminate della costa americana orientale – ci voleva.
Eccome, se ci voleva!

Credit Foto: Bree Burchfield