Io ne ero certa, ero totalmente convinta -e un po’ non ne vedevo l’ora- che avrei distrutto questo disco tirando fuori tutta la cattiveria che, secondo alcuni, mi contraddistingue. E invece non posso, perchè in fin dei conti, Liam Gallagher è riuscito a sfornare un disco dignitoso.
L’ascolto di “Different Gear, Still Speeding” non migliorerà nè rovinerà giornate, ma, anzi, alla fine lascia quel piacevole senso di sollievo perchè non è la schifezza che, diciamocelo, tutti ci aspettavamo. In effetti era difficile auspicare qualcosa di buono se il primo brano che viene offerto è “Bring The Light”, un elenco di verbi frasali su una copia sbiadita della canzone che faceva da colonna sonora alla pubblicità della Cuki di inizio anni novanta.
Le influenze sono ovvie, non è nemmeno necessario ascoltarlo, questo album. John Lennon, i Beatles, gli Who e in generale tutta l’Inghilterra musicale anni sessanta. Testi che nessuno si sognerebbe mai di tatuarsi e che, nella loro semplicità (o banalità , dipende dai punti di vista), riescono a essere di una sincerità incredibile. Testi che a volte rimandando a quanto successo con Noel e allo scioglimento degli Oasis (“Four Letter Word” su tutte). Nel complesso non ci sono idee particolarmente brillanti o colpi di genio e a parte un paio di pezzi da sei minuti assolutamente inaffrontabili, “Different Gear, Still Speeding” non è il peggior disco che vi capiterà di ascoltare. è il disco di puro rock’n’roll che Liam ha sempre detto di voler fare, è un disco in cui l’impegno e la voglia di dimostrare di non essere l’ultimo dei pirla sono tangibili, è un disco onesto e, parliamoci chiaro, le cose peggiori scritte da Liam Gallagher sono state pubblicate con il nome Oasis (qualsiasi cosa firmata Beady Eye è meglio di “Little James”, “Guess God Thinks I’m Abel” e “Love Like A Bomb”).
Ricordatevi di lasciare da parte tutto quello che gli Oasis hanno fatto quando premete play, questo è un disco dei Beady Eye, un’altra band, una nuova band al suo esordio. Un esordio dignitoso, sufficiente, lontanissimo dalla parola ottimo e ben distante dalla parola inascoltabile. E poi, considerando che viviamo in un mondo in cui i White Lies si permettono di pubblicare dei dischi, direi che “Different Gear, Still Speeding” ha ragion d’essere.