Ok, lo ammetto. Ammetto che per la prima volta ho assistito ad un concerto in streaming. Posso dirlo? Ero troppo scettico all’inizio. Mi mancano così tanto i concerti dal vivo che ci ho pensato due volte, due lunghissime e tormentate volte. A convincermi un mio amico che mi ha detto “o così, o così”.

Tuttavia, abbiamo compensato la mancanza del rito pre-concerto comunque: birre su birre, cibo spazzatura, seduti sul tappeto in camera con la finestra aperta e il temporale fuori. Sembrava di essere in fila, sotto la pioggia, con la tua birra gelata in mano mentre aspettavi che i cancelli aprissero. I cancelli, in questo caso, sostituiti da un countdown. Un conto alla rovescia per un evento a cui non si poteva mancare: i Tame Impala live from Wave House (Australia) per il decimo anniversario del loro primo album “InnerSpeaker”.

Per questo compleanno, la band capitanata da quel genio indiscusso di  Kevin Parker ha pensato di celebrare al cento per cento l’uscita del loro primo disco: un documentario di quindici minuti girato all’epoca, una nuova reissue del vinile in versione limitata e tanti, tanti remix. Il mini concerto mandato in broadcast per tutto il mondo girato nella location natale del primo LP e di parte dell’altro loro capolavoro, “Currents”.

Il timer arriva a zero e la scritta “wait for the moment” scompare: inquadratura che parte dalla spiaggia appena fuori la casa ed entra all’interno dello spazio allestito a dovere per suonare i brani. Parker & Co. prendono in mano gli strumenti e danno il via a quello che è un capolavoro sonoro e visivo. “Right, are we on? We’re good?” e parte “It Is Not Meant To Be”.

Le riprese inquadrano tutti: non solo il frontman, ma anche il secondo chitarrista, il bassista (nonchè tastierista) fino al batterista. L’ambiente è confortevole e semplice, tappezzato per terra o sulle pareti dal telo con stampato la copertina dell’album che ha fatto conoscere al mondo il gruppo australiano.

La setlist ovviamente non è un mistero: stanno suonando di nuovo l’intero lavoro, quindi nessuna sorpresa. Le sorprese, invece, riguardano gli arrangiamenti: i pezzi sono più psichedelici, più sporchi e più vibranti del solito. Ecco perchè ogni pezzo è perfetto. Con “Lucidity” e “Why Won’t You Make Up Your Mind?” ammetto che non riesco a stare fermo, mi alzo e sticazzi dello streaming: voglio muovermi, voglio di nuovo assaporare tutte le sensazioni di un concerto live. Per quanto mi riguarda, il momento più alto è “Solitude Is Bliss”: non solo perchè lo trovo uno dei pezzi più belli dei  Tame Impala, ma anche perchè “There’s a party in my head, and no one is invited” è la frase più iconica di sempre.

Pensando che il concerto fosse live, rimango deluso (sì lo so, scusatemi) dal fatto che è l’opposto: tutto registrato. Come lo capisco? Se in Australia dovevano essere le undici del mattino, nelle riprese si vedeva un bellissimo tramonto. Romantico, per carità . Però ammetto che avrei preferito il broadcast in diretta.

Tutto confermato poi dalla domanda di uno dei componenti del gruppo: “How’s the sunset?” e un altro gli risponde “Yes, it’s picture perfect and we’re not jealous at all”. “Jeremy’s Storm” parte e di nuovo impazzisco. Impazzisco anche perchè agli obiettivi delle camere a volte vengono aggiunti dei filtri kaleidoscopici, rendendo l’esperienza ancora più psichedelica e strana.

Il resto delle canzoni vengono suonate alla perfezione, con l’ultima “I Don’t Really Mind” allungata di qualche minuto per dare spazio ai soli strumenti distorti e sporchi. Rimane alla fine solo  Kevin Parker che agita vicino alle casse la sua chitarra, mentre gli altri buttano giù un sorso di birra o vino.

I  Tame Impala avrei dovuto vederli questo giugno al  Primavera Sound Festival (assieme ad un botto di altri gruppi pazzeschi), ma come ben saprete tutto è stato cancellato e rimandato all’anno prossimo. Sono rimasto scottato, ma oramai so che non posso farci niente. Detto ciò, ho rimediato guardando questo semplice e genuino concerto: quattro ragazzi che suonano il loro primo capolavoro, davanti ad un oceano tinto di rosso al tramonto, a dirci che tutto andrà  bene e che un giorno torneranno a farci impazzire sotto un palco ad un vero concerto.   E per un momento “I Don’t Really Mind” per davvero.