C’è stato il terremoto e relativo tzunami in Giappone, lo spostamento dell’asse terrestre di ben 10 cm e l’hot affaire Libico, cosa poteva accadere di più? Diamine, l’uscita del nuovo album dei bolognesi Mariposa, conseguenza naturale o destino parallelo a distorcerci dal bailamme generale? D’Orta docet, non lo sappiamo ma noi speriamo che ce la caviamo.
Dagli ultimi rumors del 2009, arriva sui piatti stereo delle moltitudini 2011 “Semmai Semiplay” e torna a farsi viva la verve e la psichedelia squadrata di una band che ha svezzato negli anni utenze sonore in carenza di vitamine W intese come ‘Wiva la faccia del nonsense assai più intelligente dell’efficienza deficiente’; Enrico Gabrielli, Alessandro Fiori, Gianluca Giusti, Michele Orvieti, Valerio Canè, Rocco Marchi ed Enzo Cimino, i “Farfalloni Mariposa”, sono figli di un’ipotetica espansione cosmogonica di Elio e le ST (qui in versione intelligente e superiormente deforme), le strips di Doonesbury, Sun Ra e Gong formato casalingo, acido senza avvertenze, schietto e totalmente dedito a pirografarti la mente e l’immaginazione a sfinimento.
Per andare a zonzo nei riferimenti, il disco tiene ancora tesa ““ ma in maniera flebile ““ un collegamento filologico con il trittico “Portobello Illusioni”, “Domino Dorelli” e “Pròffiti Now”, ma è solo un flebile collegamento per il comique, quando invece la totale architettura del disco abbandona il passato, si fa molto danzereccia, funky stravolta, epiletticamente diversa con quei toni epici e stentorei da alieni storditi che fanno dannatamente ballare e ballare tra allucinazioni elettroniche e pozze amniotiche di poesie da provetta “Come Un Cane”.
Se esiste una storia recente nell’underground isoscele italico, l’hanno fatta senz’altro loro, questa sorta di trasfigurante mina vagante che ha portato sulla scena il risultato di un gioco grottesco che prende il sopravvento su contorsioni vocali e poetiche, esubera nei concetti astrusi di una realtà irreale manipolandone vizi e virtù serie o facete, ed anche questo nuovo episodio discografico li conferma grandi in tutta la loro diabolica imperfezione di un’eccellente ‘scelleratezza Doc’ che fa oramai cattedra.
E via con la robotica dance-carioca “Chambre”, lo shuffle pompato di basso, percussioni trocadeire e trombe elefantine “Tre Masse”, le falcate di western improbabile ammollito da campanellini “Con Gran Stile”, il beat/soul che perde i giri come una pila scarica “So You Can Live With Song” , ma è a voi che spetta la scoperta vera di questo elemento fluttuante, a voi la convinzione che la farfalla Mariposa non sia il semplice dettaglio di una primavera imminente, a voi spetta allargare le orecchie e farvi impollinare di gusto da un gruppo che ha scelto le ali colorate della follia per rinsavire e salvare i pochi ““ ma buoni ““ neuroni dall’imperialismo della cervellotica ebete.
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2. Santa Gina
3. Chambre
4. Tre Mosse
5. Black Baby Hallucination
6. Eccetera Eccetera
7. Con Grande Stile
8. Paesaggio Indoor
9. So You Can Live With Song
10. Come Un Cane
11. Ma Solo Un Lago
Ascolta “Tre Mosse”