I Trampolene pubblicano il loro secondo album per la Strap Originals, neonata etichetta di Peter Doherty che, alla data attuale ,conta due artisti, loro e ovviamente lo stesso proprietario.
Una scelta abbastanza normale per la band vista l’adorazione del leader Jack Jones per i Libertines e la sua partecipazione nella band The Puta Madres di Doherty.
La Strap Originals fa le cose in grande, l’album viene registrato nello studio Albion Rooms dei Libertines, la produzione è scintillante, i brani musicalmente strizzano l’occhio al mainstream pur mantenendo nei testi quel carattere particolare che ha reso molto apprezzata la scrittura di Jack Jones.
In questi anni i ragazzi si sono esibiti dal vivo con grande successo come band di supporto di grandi artisti come Liam Gallagher, The Libertines, Kasabian, Buzzcocks, The Enemy, Pretty Vicious, Catfish & The Bottlemen, Peter Doherty, e Carl Barat & The Jackals.
Il brano di apertura “Gotta Do More Gotta Be More” in realtà trae in inganno, si discosta da quello che avevamo già ascoltato nei lavori precedenti e dal resto dell’album che abbiamo sul piatto. Basato sulla ripetizione della stessa frase su una base elettro rock energica e ripetitiva, è un buon pezzo che forse meritava una costruzione diversa, seguito subito da “Oh Lover” che parte con una chitarra acustica e strizza l’occhio agli anni ’90 e al brit pop, cosa che si ripeterà più volte, comunque una buona canzone allla quale perdoniamo anche la rima “Oh lover
Wait for me my friend Oh lover Stay until the end” che è un po’ come la nostra classica rima cuore-amore.
Il secondo brano “The Misadventures Of Lord Billy Bilo” ci riporta alla dimensione spoken della band con un chiaro riferimento a Peter Doherty, Billy Bilo è il suo soprannome che ha usato anche in alcune canzoni dei Babyshambles come “UnBiloTitled” e “Bilo Song” , poi diventato “Monkey Casino” e il brano “Billy Bilo” dei Libertines.
“No Love No Kisses” è un pezzo che avrebbero dovuto scegliere come singolo visto il ritornello ruffiano che ti si appiccica addosso, seguito dalla ballata “Remember” che funziona e immagino farà felice molti. “Uncle Brians Abattoir” con il featuring di Pete Doherty alterna lo spoken con il ritornello cantato in falsetto da Pete, e mostra la capacità di scrittura di Jack Jones ” My uncle Brian’s abattoir If you ever go insane Artificial, weak, or vain Dangle dew drops from your”…hooter Fall”…in love with”…your computer“.
Da segnalare anche “Perfect View” che sembra uscire direttamente dagli anni 90, e “Born Again” che dimostra come la band sa anche fare altro, di avere altro da dire in futuro e una chitarra niente male.
In fondo questo “Love No Less Than A Queen” se ad un primo ascolto mi aveva lasciato perplesso per la furbizia dei ritornelli, dopo diversi ascolti posso dire che diventa piacevole da lasciar andare sul piatto, per godersi Jack Jones che attacca con “Milan” mentre si appresta a chiudere l’album.