Cappadonia è un artista che stimo, e che ho imparato col tempo a conoscere nelle sue sfaccettature, dai Pan Del Diavolo, all’esperienza con Stella Maris (insieme a Umberto Maria Giardini) fino al suo ultimo disco pubblicato, nel 2020: una carriera che il Covid ha costretto, in qualche modo, a fare pugni con l’ennesimo schiaffo del destino. Ma uno come Ugo, che ha spalle larghe e la pellaccia di chi di vita ne ha vista eccome, è rimasto silenziosamente in piedi nell’attesa di trovare parole e voce adatta a racontare la propria contemporaneità .
Fatto sta che, qualche venerdì fa, Cappadonia è tornato con un brano amaro, caustico e abrasivo: una sveglia coscienziale che sembra essere rivolta più alla scena artistica inerme di oggi che al pubblico, con la finalità di svelare un circolo vizioso che solo attraverso l’esercizio della consapevolezza può essere rotto. Forse è proprio in virtù di tale chiamata alla presa di coscienza che oggi abbiamo deciso di fare qualche domanda all’autore siciliano, in cerca di un modo utile a sentirci dalla parte giusta di una barricata che ha sempre più bisogno di militanza e impegno. Godetevi l’intervista che segue.
Bentornato su Indie For Bunnies Cappadonia, è un piacere riaverti qui. Partiamo proprio da qui: cosa ha significato per te questo biennio di stop, e perchè hai sentito che fosse proprio questo il momento giusto per tornare a far sentire la tua voce alla scena.
Ciao, il piacere è mio. “La guerra è iniziata” è un brano che nasce proprio dall’urgenza di scrivere del momento che stiamo vivendo. Sto ancora lavorando al mio nuovo album ma questa canzone l’ho voluta pubblicare subito. Non è un “singolo”, ma soltanto una canzone che sentivo il bisogno di far ascoltare adesso. Mi sembra sconcertante che quasi nessuno stia scrivendo della realtà assurda che ci circonda. è un momento irripetibile ma tutti sembrano rimasti artisticamente congelati nel passato. è un brano “nuovo” non nella forma ma nel contenuto. I grandi del passato come John Lennon, Bob Dylan, Neil Young non avrebbero mai e poi mai ignorato la realtà che li circondava nei loro testi. Nel mio piccolo ho cercato di prendere esempio da questo e vomitare in questa canzone tutto il mio disgusto per l’oscurantismo attuale.
“La guerra è iniziata”, e già il titolo di per sè assume i connotati di una mesta epifania. Sembra che oggi chiunque abbia un nemico da combattere, un avversario da distruggere; in qualche modo, le distanze ci hanno reso ancora più “disumani”, moltiplicando la violenza di una certa frangia di frustrati. Come si sconfigge, secondo te, questa “guerra” che ci dilania a colpi di ignoranza e disinformazione? La musica, tra tutte queste macerie, può giocare un qualche ruolo “rieducativo”, salvifico?
Le uniche armi sono cultura e progresso. L’esatto opposto dell’ignoranza e dell’oscurantismo che stanno dilagando in maniera preoccupante in ogni strato della nostra società . E si, la musica può e deve giocare un ruolo rieducativo e salvifico importantissimo, ma come ho già detto in altre occasioni ho la sensazione che parecchi artisti stiano continuando a fornire assist alle Destre, invece di assolvere il loro compito di diffondere cultura e bellezza. Io con questo brano ho preso posizione ed era importantissimo farlo. Io sto dalla parte del progresso, della scienza, della cultura e sicuramente a sinistra.
Il videoclip mostra, tra le immagini, numerose scene contemporanee, recenti. Ad un certo punto, parli di “negazio-fasci”, e in qualche modo l’equilibrio poetico si rompe per puntare lo sguardo all’oggi. Nel brano, e nel video, sembri comunque voler suggerire che il male di oggi ha radici antiche, quasi ataviche. E’ così? Verrebbe quasi da pensare, in effetti, che la guerra non sia mai davvero finita”…
Esattamente, la storia si ripete e la guerra e la barbarie sono dietro l’angolo. Il brano è ambientato nel futuro, in cui un anziano racconta i giorni che stiamo vivendo oggi, e tutto assume un significato di storia già vissuta che ben conosciamo.
Tra le tante teste impazzite, la tua sembra aver trovato una sua rotta di galleggiamento. Oppure no? In cosa ti senti cambiato da tutta questa guerra, e in cosa, invece, ritieni di essere rimasto lo stesso di sempre?
Per quanto mi riguarda è caduto il velo. E tutto lo schifo è finalmente venuto fuori per quello che è. Quindi forse è stato un bene, perchè ho capito da cosa prendere le distanze. Non credo di essere cambiato ma ho sicuramente più consapevolezza di cosa voglio essere e cosa non voglio essere. E in questo caso voglio essere parte della soluzione e non del problema. Probabilmente la mia testa è impazzita da ben prima della pandemia.
Non capita spesso di sentire un’analisi così scottante e lucida del presente. Le canzoni di oggi, spesso, sembrano incastrate nella necessità di auto-legittimare la propria fittizia leggerezza. Insomma, che direzione credi stia prendendo la musica contemporanea nazionale? Perchè a noi, spesso, finisce col “buttare giù“, come direbbe il maestro Battiato”…
E’ proprio questo che ha distrutto la musica italiana. Io ho scritto questo brano, benissimo. E chi altro lo ha fatto? Non mi sento coraggioso per questo, anzi mi sono sentito in dovere di farlo. Quindi mi viene da pensare che forse quella leggerezza tanto attuale alla fine sia una prigione, per chi la scrive a per chi la fruisce. Prima o poi finirà mi auguro, perchè a furia di leggerezza abbiamo le piazze coi fascisti.
Dacci tre ragioni buone per continuare a credere che combattere abbia ancora senso.
1 – Vogliamo continuare a godere della cultura, dell’arte e della bellezza della vita.
2 – Se non lo facciamo noi che ci nutriamo di arte e cultura chi lo deve fare?
3 – Vogliamo ancora un tour di Paul McCartney