Le Lomo, le Polaroid, la finta pelle, gli occhiali da nerd, l’iPhone e le sue applicazioni finto-vintage (Hipstamatic, Instagram ecc.): siamo pronti per il revival degli anni Novanta. Il quale una cosa buona ce l’avrà  sicuramente ovvero spazzare via gli ultimi anni in cui sono stati sdoganati gli Ottanta più beceri con paccottiglia e party a tema annessi, persi in una costante carnevalata.

I Love Inks da Austin sono pronti a fare da alfieri al nuovo vecchio che avanza perchè nell’immagine prima ancora che nella musica traspare in loro lo spirito “Nineties” (vedere il loro Tumblr per credere) e le fascinazioni di quel periodo per i Settanta e così via. Musicalmente siamo nel campo del pop minimale scandito su ritmiche mid-tempo e attitudine dance come testimoniato da “Wave Goodbye”, brano di apertura tutto giocato su drum-machine, voce e qualche nota di chitarra elettrica e dalla successiva “Blackeye”, due brani che messi insieme non arrivano a quattro minuti di durata ma che dicono molto sulle peculiarità  del terzetto texano. Il ritmo rimane sempre basso adeguandosi ad una voce non certo potente ma suadente e per certi versi sensuale (“Too Wild”) e che sa recitare anche sul copione della delicatezza di “In My Dreams” e distendersi nella conclusiva “Too Late”.

Un disco piacevole questo “E.S.P” e breve, forse piacevole proprio perchè breve, incapace di annoiare in quanto i brani che lo compongono sfruttano al meglio la loro semplicità  musicale e testuale. Il tutto grazie all’intelligenza dei tre musicisti che possiedono buon gusto e il dono della sintesi, merce rara.