Quando inizio a scrivere sono passati ormai alcuni giorni dall’uscita dell’album, avevo già ascoltato e recensito i due Ep, quindi la metà dell’album doppio e ascoltare il resto devo essere sincero non è che mi entusiasmasse più di tanto.
Ho seguito Marr in tutta la sua carriera, acquistando quello che capitava, “Naked” dei Talking Heads e poi i The The, gli Electronic, i suoi album solisti, insomma l’ho seguito sempre così come seguivo Morrissey.
In fondo gli Smiths e i Cure, e ad essere sincero molte altre, sono state le “mie band” quelle di cui seguivo anche le carriere dei singoli componenti e Johnny Marr con la sua chitarra sfavillante è stato sempre al centro delle mie attenzioni.
Un inseguimento che era in realtà un’ attesa, aspettavo di ritrovare la bellezza emozionante che avevo ascoltato, ero sicuro che dal chitarrista e autore dei brani della band perfetta avrei prima o poi riascoltato un capolavoro, un progetto che avrebbe riportato Johnny Marr alla sua grandezza.
Johnny Marr non si discute si ama, ha scritto qualcuno, e in effetti criticarlo non è facile perchè lui è quello buono e bravo, lo dicono tutti e me lo ha detto anche Matt Jhonson quella volta che ho avuto modo di farmi una chiacchierata con lui, così mi tocca fare uno sforzo per essere sincero.
Mi scrollo di dosso anche questa aspettativa perennemente disattesa che ho avuto nei suoi confronti, il fastidio per le inutili polemiche con Morrissey che hanno accompagnato l’uscita dell’album e mi sforzo soprattutto di dimenticare che è il grande Johnny Marr e inizio.
Ci sono alcune cose che non mi sono piaciute di “Fever Dreams Pts 1-4”, la prima è la scelta commerciale di pubblicare due Ep e poi l’album, una scelta che forse funziona per i collezionisti ma poco dal punto artistico.
In generale non apprezzo molto quando gli album vengono anticipati da troppi singoli che spesso fanno perdere il senso del lavoro con brani già ampiamente assimilati e che a volte già annoiano.
In questo caso ancora peggio mi trovo a recensire un album doppio che in realtà è un singolo, se vi va potete recuperare le recensioni fatte della prima parte dell’album pubblicata nei due Ep.
Nell’ascoltare l’album nella sua interezza appare chiaro che Marr volesse fare qualcosa di grande, ma allo stesso tempo creare dei brani che fossero ascoltabili immediatamente, la seconda parte lo conferma ampiamente.
Inizia con tre buoni brani, “The Speed of Love” sound tirato e tendente al dark, “Night and Day” con la solita chitarra formidabile e “Counter-Clock World”, brani scritti con James Doviak, chitarrista e tastierista che lo segue da tempo coautore di diversi pezzi, con un inizio tra batteria e basso interessante.
“Rubicon” è abbastanza trascurabile come pezzo, va meglio con “God’s Gift” e “Ghoster” che alzano il ritmo e presentano spunti interessanti soprattutto nelle parti strumentali.
Marr lascia il meglio alla fine, con “The Whirl” dove gli effetti alla voce fanno il loro lavoro e presenta finalmente qualche gioco vocale interessante, e “Human” che è un bel lento che parte bene ma che però poi non decolla mai completamente.
Ascoltare la chitarra di Marr è sempre un piacere e non posso negare che l’album sia stato ottimamente arrangiato e prodotto, ma questa operazione ha anche dei difetti e il prima e più grande è che un album doppio è sempre una scelta azzardata e in questo caso sarebbe stato meglio un classico album di una decina di brani: troppe cose non vanno bene.
Resta il fatto che la seconda parte dell’album è più interessante della prima, anche se sono convinto del fatto che la costruzione vocale tende il più delle volte ad appiattire più che a completare i brani, ed è un peccato.
Fosse stato un album singolo, magari con qualche ospite a cantare, molto probabilmente sarebbe stato il migliore lavoro di Marr, così come è stato proposto, album doppio e quattro Ep, sembra non avere molto senso se non per i fan più accaniti che collezioneranno tutto.
Pur con qualche buon brano Marr ancora una volta non mi convince completamente, non mi basta la sua chitarra a liberarmi da questa sensazione di freddezza e scarso coinvolgimento che ho quando lo ascolto, forse siamo ancora in tempo per brividi diversi o forse no.