Tutti hanno sentito parlare del rock progressivo, genere che negli anni ’70 provenne dall’Inghilterra e dominò le classifiche con band come i Pink Floyd, gli Emerson, Lake & Palmer, gli Yes. Ma è un genere, o piuttosto un’attitudine, come diceva il leader della band che, di fatto, fondò il genere nel 1969, Robert Fripp dei King Crimson? In otto capitoli, proviamo a fare una storia di come questa volontà di fare musica rock “che duri” nel tempo, “progressiva”, nel senso di una volontà di non sedersi mai sugli allori del successo e continuare a sperimentare, sia proseguita ben aldilà del periodo d’oro del Prog degli anni ’70. Fino ai giorni nostri, arrivando al “Brixton Sound” e passando dall’Art-rock, il Post-punk, il Post-rock, il Progressive-metal.
7. Gli ultimi 30 anni: il Progressive Metal, l’etichetta K-scope e Steven Wilson.
Negli anni ’90 e fino a oggi, il progressive metal, di cui i King Crimson sono i pionieri, si è affermato anche commercialmente. I Tool in particolare hanno raggiunto un successo internazionale enorme. A inizio secolo, lo stile viene inglobato anche dai Porcupine Tree, paladini di un Prog Rock attualizzato. Il loro leader, Steven Wilson, è un’artista che in questo secolo sta facendo molto per mantenere vivi sia lo spirito che la memoria del rock progressivo, tanto con progetti nuovi che con la restaurazione delle vecchie discografie.
Negli anni “’90 la New Wave (vedi la sesta puntata) fu soppiantata dal Grunge, movimento sorto nella Seattle di Jimi Hendrix e che rappresentò un ritorno all’Hard Rock, reinventato da una nuova generazione alla luce del Punk. Kurt Cobain, come già detto (vedi la quinta puntata), citava “Red” dei King Crimson come una delle sue principali influenze musicali accanto ai Beatles. Non sarei in grado di trovare nei dischi del terzetto di Seattle dirette citazioni di “Red”. Tuttavia, le opere dei Crimson tra il 1972 e il 1984 sono state riconosciute per la loro influenza su vari artisti Hard Rock, Heavy Metal e Industrial dei decenni successivi (basti pensare alle varie parti di “Larks’ Tongues in Aspic”), suggerendo un approccio alternativo a quello di derivazione blues dei Led Zeppelin. Come si vede, i King Crimson, pur non piazzando più dischi nelle Top Ten dal 1970, non smetteranno mai di influenzare musicisti dei più svariati background.
I californiani Tool esordiscono nel 1993 per raggiungere un successo enorme che dura fino ai giorni nostri, accumulando dischi d’oro e platino e numeri uno nelle charts di mezzo mondo. Qui si parla esplicitamente di “Progressive Metal” e i membri della band citano i King Crimson come una influenza decisiva. Quando i due gruppi andarono in tour insieme nel 2001, il front-man dei Tool diceva al pubblico: “ora potete ascoltare a chi ci siamo ispirati”. Il fatto che il leader cremisi Robert Fripp ribatta dicendo che è piuttosto vero il contrario, cioè che sono i Tool ad influenzare i Crimson, non fa che rafforzare l’assunto. In 30 anni di carriera, i Tool hanno rilasciato solamente 5 album, frutto ognuno di anni di lavoro certosino e pignolo, dal punto di vista sia musicale che concettuale. Dal terzo, “Lateralus” (2001), il loro discorso musicale, originato nel Metal, ha preso una decisa direzione “progressiva” e dal quel momento il numero 1 delle classifiche americane, e non solo americane, è diventato l’approdo abituale dei loro album. Il Progressive Metal, di cui i King Crimson sono i pionieri, è un genere ormai affermato che, oltre ai Tool, conta nomi riconosciuti come Opeth, Dream Theater, Haken. Le sonorità Metal vengono da queste band riproposte con l’aggiunta di tempi dispari e poliritmie, testi di contenuto spirituale e filosofico, sperimentazioni strumentali. Musica che, per essere suonata, necessita di musicisti tecnicamente dotati.
Nel frattempo, nel 1994 erano rinati i King Crimson. Fripp aveva provato prima a convincere l’ex Japan, David Sylvian, a riformare la band con lui. Sylvian declinò ma da lì nacque la collaborazione che portò all’album “The First Day” (1993), intitolato ai due artisti, e ad un successivo tour. Finito il riuscito esperimento artistico, nel 1994 Fripp richiama i tre colleghi della formazione precedente del Re cremisi e vi aggiunge un secondo batterista, Pat Mastelotto, più il suo allievo Trey Gunn al Chapman Stick. Forma quello che definirà un “doppio terzetto”, protagonista di un EP “Vroom” e di un album “Thrak”. La successiva dipartita di Bruford e Levin, porterà ad altri due album con una formazione a 4 (un “doppio duo”): “The ConstruKction of Light” (2000) e “The Power to Believe” (2003). In questo periodo, per chi non la conoscesse meglio, la band potrebbe essere scambiata per una delle tante del Progressive Metal, sempre più di moda grazie al successo dei Tool. Nel 2008 i KC si sciolgono di nuovo.
Ai confini del Prog Metal ma più eclettici, a cavallo tra i due secoli sono andati affermandosi gli inglesi Porcupine Tree. In maniera analoga ai Crimson dell’epoca classica, pur non avendo mai raggiunto la popolarità dei Tool, i Porcupine sono una band che ha avuto forte influenza su molte altre, tornando a rendere attuale il rock progressivo. Steven Wilson è il geniale frontman, fondatore e principale autore della band, nella quale coinvolse l’ex tastierista sempre dei Japan, Richard Barbieri. Wilson e’ un dichiarato appassionato del Prog classico, dei Pink Floyd in particolare e dei Beatles di “Sgt. Peppers'” (“sono nato nel 1967, l’anno di Sgt. Peppers'”, canta in una canzone). Tra i suoi innumerevoli progetti, annoveriamo i remix del catalogo classico dei King Crimson, degli Yes, dei Jethro Tull, dei Roxy Music e dei Gentle Giant. Remix peraltro di qualità sopraffina che hanno il grosso merito di aver rivitalizzato capolavori che, talora, non avevano in origine goduto del miglior lavoro d’ingegneria sonora: basti comparare la versione originale di “In the Court of the Crimson King” (vedi la prima puntata) con la sua. Operazione importante questa, che ha consentito agli appassionati di godere al meglio di alcuni capolavori del passato e riscoprirne altri che avevano finora avevano avuto minore considerazione: è il caso del terzo album dei King Crimson, “Lizard”, che lo stesso Fripp dirà di avere riscoperto grazie al lavoro di Wilson. Tornando ai Porcupine Tree, nel 2002 e fino alla loro messa in pausa nel 2011, assumeranno alla batteria Gavin Harrison, considerato oggi uno dei migliori, se non il migliore, batterista rock in attività . Fino ad allora noto soprattutto come session-man di lusso, carriera peraltro lanciata in Italia con Franco Battiato e Claudio Baglioni. Harrison debutterà nella band con l’essenziale “In Absentia” (2002), un disco che diede alla band una popolarità sufficiente per proseguire il proprio cammino dopo le frustrazioni commerciali dei primi anni, mentre transitava dal rock psichedelico dei dischi precedenti verso un sound che inglobava il Progressive Metal. A novembre 2021, i Porcupine Tree hanno finalmente rilasciato nuova musica, annunciando un nuovo album a giugno con un tour a seguire. “Closure/Continuation” si presenta con un titolo ambiguo, che potrebbe suggerire sia la fine definitiva dell’avventura, sia la sua ripresa. Magari dipenderà dal fatto se la popolarità nel frattempo acquisita da Wilson e Harrison riuscirà a traghettare nel mainstream pure la loro storica band.
Gavin Harrison nel 2016 entrerà negli inglesi Pineapple Thief, prima come session-man e poi, con “Dissolution” del 2018, come membro pieno e coautore. I Pineapple, che avevano esordito nel 1999, sono sicuramente influenzati dai Porcupine, seppur praticando un territorio più vicino all’Alternative Rock melodico che al Metal. L’ingresso di Gavin Harrison ha permesso alla band di entrare nelle charts, sfruttando la sua crescente popolarità di fenomeno della batteria, tanto è vero che i concerti della band vengono pubblicizzati come “The Pineapple Thief feat. Gavin Harrison“. Anche i polacchi Riverside dichiarano un debito con i Porcupine Tree. Con 7 album dal 2003 ad oggi, spesso al top delle classifiche polacche, i Riverside godono di una buona base di fan anche nel resto d’europa. Il loro stile si muove tra il Prog Metal, i Genesis, i Pink Floyd, il folk, proseguendo in nuove direzioni il discorso “Post-progressive” dei Porcupine Tree.
Nell’attuale panorama prog, gioca un certo ruolo l’etichetta britannica Kscope, nata nel 1999 come una sussidiaria di Snapper Music per pubblicare unicamente i Porcupine Tree e gli altri progetti di Steven Wilson. Nel 2008, Kscope si rende indipendente dalla casa madre e comincia la sua nuova vita con un album dei Pineapple Thief, “Tightly Unwound”. Oggi Kscope ha sotto contratto diverse decine di artisti tra cui alcune vecchie glorie prog, come Ian Anderson (vedi la seconda puntata), i Gong (vedi la terza puntata), i Tangerine Dream (vedi la quarta puntata), più nuovi interessanti artisti come iamthemorning, Godsticks, Gazpacho, i Nosound del romano Giancarlo Erra. Kscope ha pubblicato anche i primi 4 album solisti di Wilson, nonchè le sue collaborazioni con altri artisti (Blackfield, No-man). “Steven Wilson è il più famoso artista britannico di cui non avete mai sentito parlare”, aveva scritto di lui The Daily Telegraph, evidenziando il paradosso di un musicista la cui fama è solo una frazione della sua influenza artistica. Il suo penultimo album solista, “To the Bone” (2017), lo porterà però al numero 3 nel Regno Unito, grazie ad un esplicito tentativo di “progressive pop” un pò nostalgico, con riferimenti a artisti quali Peter Gabriel, Donna Summer, Depeche Mode, i primi Radiohead. Un successo bissato nel 2021 con “The Future Bites” dove Wilson incorpora nella sua palette musicale persino il Synth pop e il Trip hop.
Nel 2011 esce “A Scarcity of Miracles” accreditato a “Jakszyk, Fripp and Collins”. Jakko Jakszyk, oltre ad una lunga carriera di sessionman e produttore, era il chitarrista e cantante della cover band 21st Century Schizoid Band che annoverava membri storici dei King Crimson, tra cui suo suocero Michael Giles e, appunto, il fiatista Mel Collins. Il bassista del disco è Tony Levin ed il batterista è Gavin Harrison. I cinque protagonisti del disco, insieme a altri due batteristi, Pat Mastelotto e Bill Rieflin (protagonista del genere “Industrial” nei “’90), formeranno i nuovi King Crimson nel 2013: “la bestia a 7 teste”, la chiamerà Fripp. Con l’arrivo di Jeremy Stacey alla batteria e lo spostamento di Rieflin alle tastiere, il nuovo nome sarà “3 over 5″. Un riferimento alla centralità che le 3 batterie hanno nel nuovo suono del gruppo, al punto che in concerto i batteristi appaiono in prima fila davanti agli altri. “La musica e’ sempre nuova”: così Fripp catechizza i suoi compagni di band, invitandoli a suonare ogni sera gli stessi pezzi come se fosse la prima volta. Nei successivi 8 anni, questa incarnazione dei Crimson ha pubblicato 7 album live, frutto di lunghe tournèe che si ripetevano a cadenza almeno annuale, di fronte a fan in silenziosa estasi (come imposto da Robert Fripp, pena l’interruzione della musica). Il repertorio classico era riarrangiato alla luce della nuova formazione e anche nuova musica veniva eseguita; ogni concerto era un compendio di 50 anni alla corte del re cremisi con poca nostalgia e molta creatività .