I cartelloni pubblicitari di una nota catena di negozi di elettronica ci avevano promesso una estate “Rock!”: “A Roma siamo Rock!”. E noi che ci avevamo creduto abbiamo atteso pazienti e finalmente nella capitale abbiamo avuto un concerto “Rock!” questa estate. Non è un attacco polemico il mio (solo un po’). Anzi, la soddisfazione è tanta: qualche migliaio di persone hanno affollato Capannelle ieri sera. Hanno pogato, cantato, ballato, urlato. Hanno dato e ricevuto adrenalina, in uno scambio continuo con i 5 sul palco.
“Per l’ultima volta: non siamo un gruppo punk“: dopo il concerto, mi sono venute in mente queste parole di Joe Talbot, riportate da Wikipedia. Che dire al riguardo, dopo quasi due ore di concerto a ritmi sostenuti? La band sa suonare, davvero bene: poco “punk” questa cosa. Eppure, l’attitudine, l’energia, sono quelle. Il cazzeggio, l’interazione con il pubblico, i tuffi nel pubblico alla Iggy Pop, il caos organizzato, gli slogan anti-fa: tutto rientra nella migliore tradizione del punk. La loro “Love Song” (“l’ho scritta per voi“, annuncia il frontman”) diventa la scusa per intonare una serie di inni: “Hey Jude”, “Volare”, “Nothing Compares to U”, “Someone Like You”, “All I want for Christmas is You”, ecc…). Non si sa se prenderlo come una presa per i fondelli o semplicemente per un modo di fare casino, molto punk.
Punk inclusivo, per famiglie, intendiamoci. C’era di tutto infatti a Capannelle: dal boomer rockettaro tatuato, fino alle famigliole millennial con bambini in spalla e a gruppetti di ventenni in libera uscita. Un bambino, o poco più, è pure salito sul palco per partecipare all’esecuzione di “Rottweiler” che ha chiuso il set. Di questi tempi, qualche “fuck” di troppo, i chitarristi barbuti vestiti da donna, gli sputi in aria, non sono più cose da vietare ai minori. Non c’è più scandalo in questo “post-punk” contemporaneo, però c’è il coinvolgimento, l’adrenalina a palla.
Sul palco, gli IDLES sono una band coesa e convinta di quel che sta facendo. Un Punk gentile: Talbot ringrazia e manda messaggi di amore a tutto spiano. “Grazie Roma, era tanto che non venivamo in Italia ed è bello sentirsi a casa e benvenuti“, ha ringraziato e, in cambio, la band ha offerto uno show sudato e tirato, con pause minime.
“La band britannica più necessaria“, come è stata definita, è diventata, da ieri, necessaria anche per noi. Noi che avevamo bisogno di un concerto “rock” nella capitale stuprata dall’afa, dagli incendi, dalla spazzatura, dalla politica senza bussola. Una città in caduta libera questa estate che, finalmente, aveva bisogno di 1 (almeno uno, grazie) concerto davvero “Rock!”; tanto per dire che anche quest’anno c’è stato il “Rock in Roma”.
Leggi anche il nostro report sulla data padovana degli Idles.