è un bel mix tra psych-rock e shoegaze quello che ci viene proposto dai New Age Healers, esperta ma oscura band di Seattle capeggiata dal cantante e polistrumentista Owen Murphy. Il loro nuovo album, “Demolition Stories”, è stato scritto e registrato in un periodo drammaticamente intricato per il gruppo. La lunga pausa imposta dalla pandemia e una serie di cambi nella line-up hanno costretto il quintetto a fare buon viso a cattivo gioco e andare avanti nonostante tutto e tutti, accumulando la più ampia quantità possibile di idee nella tempesta scaturita da difficoltà insormontabili, rotture improvvise e nuovi inizi.
Ne è uscito fuori un disco che, come affermato dagli stessi New Age Healers, rappresenta un atto di distruzione nella speranza di una creazione. Tredici brani per abbattere le paure, superare la crisi e trovare conforto in un oceano di distorsioni, riverberi e strati di armonia, sempre e costantemente sotto l’ombra di un muro di suono che si fa incredibilmente spesso, se non addirittura inscalfibile, quando viene lasciato ampio spazio alla chitarra elettrica di Jeramy Koepping (“God Be With You”, “Don’t Let Me Go”, “Lost In Place”).
Le atmosfere psichedeliche si sposano bene con le note eleganti ma aspre di uno shoegaze che i New Age Healers interpretano con gusto ma in maniera un po’ troppo scolastica, senza quindi prodigarsi in slanci creativi realmente degni di nota. L’album comunque resta interessante dalla prima all’ultima nota e scorre via che è una bellezza tra armonici incroci di voci maschili (Murphy) e femminili (Liz Green), linee di basso incalzanti (“Scars”), convincenti parentesi dream pop impreziosite da synth e piano (“The Search”, “In Stereo”, “American Drugs”) e anche qualche capatina nello space rock (“Lost In Place”, “Was This Love”).
Un lavoro ricco ma dispersivo dal quale però emerge in maniera chiara il talento dei New Age Healers, tra le cui fila militano musicisti bravi nel comporre e molto validi anche dal punto di vista tecnico.