Non avendo letto il romanzo di Mencarelli, che invero mi è venuta voglia di recuperare, non saprei dire quanto la trasposizione effettuata da questa serie sia fedele o meno.
Una perplessità però a riguardo mi sorge… avendo appreso che il romanzo è ambientato nel 1994, viene da chiedersi quanto l’adattamento della serie ai nostri giorni sia stato una scelta dettata da fini artistici e non soltanto di posizionamento di marketing e di adeguamento alle tematiche tanto care a Netflix. In effetti nulla, se non la presenza di un personaggio influencer, buttato un po’ lì per mostrare l’essere umano con le sue debolezze dietro il ruolo, giustifica davvero il salto temporale.
Pur un po’ ancorata agli stilemi ormai abusati delle serie americane dei primi anni ’00, con tanto di pezzoni indie a corredo dei momenti topici (una scelta in particolare mi ha sorpreso assai positivamente, parlo degli Other Lives), “Tutto chiede salvezza” sa emozionare, a volte anche tantissimo, rimanendo peraltro sempre molto delicata. Insomma sa come trattare dei temi non soltanto davvero delicati, ma anche insidiosi e a forte rischio stereotipo.
Il cast è certamente valido, ma non il miracolo gridato in giro da qualcuno. I giovani sono tutti in parte, pur non reggendo talvolta il peso di un monologo o di un momento particolarmente arduo. Molto buoni, ma del resto si parla di nomi scafati del panorama seriale e cinematografico nostrano, gli adulti – su tutti il solito Ricky Memphis. La prova più straordinaria viene offerta però da Lorenzo Renzi nel ruolo di Giorgio, così dentro questo gigante buono e la sua mimica folle che mi sono andato a controllare se davvero avesse qualche rotella fuori posto e invece viene fuori che è Sergio Buffoni di “Romanzo Criminale”!