Ultimamente questo  e’ il mio disco della sera, quando voglio rilassarmi e godermi i miei percorsi mentali. Canzoni che aiutano i pensieri a distendersi, non li tagliano a fette e non li nebulizzano con microscopiche gocce di tristezza velate di malinconia. Il pregio/difetto di questo secondo lavoro del norvegese Nordgarden, anche se ormai italiano di adozione,  e’ che non arriva a farti tremare le ossa e a farti crollare addosso il tetto di stelle che romanticamente avevi creato dentro di te.

Ti accompagna e ti riscalda come un tiepido e timido fuoco. Dal punto di vista stilistico siamo sempre dalle parti del cantautore che imbraccia la chitarra acustica, chiama qualche amico a suonare qualche altro strumento (in questo caso una tromba, degli archi e poco altro), e si diverte a scrivere semplici ballate dal piglio talvolta lievemente jazzato. Di sicuro c’è che il ragazzo sa come scrivere una buona canzone ed avendo abbandonato la prolissità  che aveva fatto del disco desordio un lavoro che piaceva a metà , ci offre una solida prova di cantautorato acustico.

Questo disco si sta facendo subdolamente spazio nella mia quotidianità , per chi, pur non risultando memorabile o indispensabile per i miei umori, riesce a mettere ordine nelle mie cose offrendomi il modo di deframmentare il mio hard disk mentale in meno di quaranta minuti. Mettere un limite al mio caos interiore, ecco lo scopo di questo blu luminoso di cui si parla nel titolo.