Maxwell Fraser in arte Maxi Jazz voce dei Faithless se n’è andato in punta dei piedi poco prima di Natale e tanti sono stati gli articoli che hanno celebrato, ricordato la figura di un artista poliedrico ““ DJ, chitarrista, vocalist, musicista, rapper ““ animato da una passione fortissima per la sua chitarra Fender e per la musica in generale. Curioso, versatile Maxi Jazz era una figura affascinante nella scena rave / dance britannica degli anni novanta, emanava una forza tranquilla ben diversa dal dinamismo e dalla frenesia di molti colleghi. Lo ricordiamo a modo nostro, con dieci brani dei suoi.
10. Oh no ya don’t
1996, da “Original Groovejuice vol. 1”
La carriera di Maxi Jazz è iniziata come DJ nelle radio pirata inglesi e risale al 1984 la fondazione della sua prima band The Soul Food Cafè. Un mix irresistibile di jazz e hip hop come testimonia “Oh no ya don’t” tratta dal loro album del 1996, l’ultimo prima dello scioglimento dopo anni passati in tour condividendo il palco con Jamiroquai tra gli altri.
9. Do Your Dance
1990, da “Savage Cuts Records Compilation”
La Savage Records e la consociata Tam Tam Records sono le etichette su cui Maxi Jazz ha pubblicato EP e brani da fine anni ottanta alla prima metà degli anni novanta abbracciando rapidamente dance ed elettronica. “Do Your Dance” ha l’indole della B ““ Side ma mantiene tutta la sua freschezza.
8. Salva Mea
1996, da “Reverence”
L’incontro con Rollo e Sister Bliss ha cambiato molte cose per Maxi Jazz dando vita ai Faithless, trio allargato capace di inserirsi nel momento clou della scena dance e rave londinese con grande personalità , unendo spiritualità e adrenalina. Il primo disco “Reverence” vedeva la voce di Maxi Jazz alternata a quella di Pauline Taylor, Dido, Jamie Catto e gli undici minuti di “Salva Mea” hanno ancora oggi una profondità notevole.
7. I Hope
2001, da “To All New Arrivals”
Il nome dice tutto in un disco corale che vedeva la partecipazione di Dido, Cat Power e Robert Smith tra gli altri. Frizzante e movimentata “Music Matters” che racchiudeva molti dei temi esplorati negli undici brani, ma impossibile resistere alle pulsioni elettroniche di “I Hope”. “I hope you’re never bullied / And I hope you never bully others / I hope you find love / I hope you don’t die before your time”
6. Flyin Hi
2010, da “The Dance”
L’amore di Maxi Jazz per le automobili di ogni ordine e grado è ben noto e “Flyin Hi” di questo parla, del guidare come fuga e forma di meditazione, lontano da tutto e tutti. “The way the sound-reverberate / As I push my foot down, accelerate straight out of town / And with the help of James Brown on the tape I reach escape velocity on the M3”
5. Muhammed Ali
2001, da “Anche per oggi non si vola”
Il terzo album dei Faithless, “Outrospective”, è uno dei più riusciti nel complesso. Equilibrio perfetto tra performance vocali, musica e testi decisamente ispirati come quello di “Muhammed Ali” dove Maxi Jazz torna a rispolverare le radici jazz e hip hop sperimentate con i The Soul Food Cafè con ottimi risultati.
4. Mass Destruction
2004, da “No Roots”
L’inno anti razzista dei Faithless, deciso e tenace, chitarre taglienti almeno quanto le parole scelte con cura e declamate da un Maxi Jazz in gran forma. Hanno sempre creduto che anche ballando si dovesse e potesse veicolare un messaggio i Faithless e in “Mass Destruction” non si tirano indietro. “Racism is a weapon Of mass destruction / Whether inflation Or globalization / Fear is a weapon Of mass destruction“.
3. We Come 1
2001, da “Outrospective”
Una delle performance e uno dei testi più personali e sentiti scritti da Maxi Jazz quello di “We Come 1” tratto sempre da “Outrospective”. L’accordo tra voce e musica è qui quasi perfetto, creando un crescendo di grande intensità , quella forza tranquilla che è stata a lungo l’arma in più del combo londinese.
2. Insomnia
1996, da “Reverence”
Ancora “Reverence” e uno dei singoli più famosi dei Faithless, l’immortale “Insomnia” nata da un numero impressionante di riferimenti e ispirazioni: Donna Summer, il reggae, gli Underworld, Lionrock. Musica scritta da Rollo Armstrong nel suo studio a quel tempo ospitato in un capanno del giardino, titolo trovato da Sister Bliss, testo scritto da Maxi Jazz a lume di candela.
1. God Is A DJ
1998, da “Sunday 8PM”
Uno di quei brani che si riconoscono fin dalle prime note, altro singolo vivace, intenso ed elettrizzante come pochi. Quello più ricordato e discusso, il refrain martellante stimola ricordi come “Take The Long Way Home” del resto. Alla fine ha avuto la meglio “This Is My Church “… This Is Where I Heal My Hurts. For Tonight “… God Is A DJ“.
Bonus Track – Bitter Love
2016, da “Bitter Love / Mass Destruction EP”
Chiudiamo con l’ultimo progetto di Maxi Jazz, Maxi Jazz & the E-Type Boys autori di diversi singoli ed EP nel 2016. Cappello a falda larga, chitarre, tastiere, funk e blues dominano un progetto dal sound diverso ma accattivante, che testimonia la rinnovata creatività del Maxwell Fraser di non troppi anni fa.