Avevamo già  parlato di Marlody lo scorso novembre dopo l’uscita del primo singolo “Summer” che anticipava l’esordio sulla lunga distanza, “I’m Not Sure At All” uscito su Skep Wax a metà  gennaio. Dieci brani di grande intensità  che confermano le ottime impressioni lasciate da quella canzone che dietro il titolo nascondeva una storia drammatica ““ una ragazzina a cui è morta la madre ““ e riusciva a trasmettere emozioni con la pura semplicità  di piano e voce.

Il secondo singolo “These Doubts” distilla il talento di Marlody in chiave più elettronica con l’aiuto di drum machine e tastiere che accompagnano una linea vocale sovrapposta ed eterea veramente incantevole, atmosfere recuperate in chiave più marcata e movimentata in “Malevolence”. Melodia che resta la chiave di lettura principale del disco, sia nei brani più vulnerabili come “Runaway” che in quelli più strutturati come “Change”. “Up” mette in mostra tutto il talento che l’ha resa una pianista prodigio da giovane, “Wrong” colpisce con il suo tono delicato e nostalgico.

Ispirata da Liz Phair e Tori Amos, Yo La Tengo e Shellac, Marlody esplora emozioni e sentimenti: solitudine, violenza, gli effetti di una malattia psichiatrica approfonditi in “Words”, il suicidio affrontato con profonda empatia in “Friends In Low Places”. Dita agili, voce espressiva e capace di armonie ora dolcissime ora dark e sinistre ma sempre piene di speranza, un finale che unisce minimalismo e grande eleganza in “Otherly”. “I’m Not Sure At All” ha tutte le carte in regola per essere l’album invernale per eccellenza, dotato com’è di calore e poesia.

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